“Per ora della legge elettorale non mi risulta se ne stia parlando ma è chiaro che è un tema da affrontare con urgenza”. Parola di Nazario Pagano, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, forzista, la cui buona volontà si infrange però davanti alla realtà dei fatti: in Parlamento sono ancora a carissimo amico. La premier Giorgia Meloni ieri alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa ha lanciato un appello alla sinistra per scrivere una legge elettorale insieme, dicendosi pronta a “dialogare con tutti”. Una mano tesa o l’ennesimo bluff? Qualcosa si sta però muovendo, dal momento che si è passati dal “facciamo tutto da soli noi del governo” a “scriviamole insieme le regole elettorali in Parlamento”. Alle opposizioni sembra una mano fintamente tesa. “Parole, parole, parole”, risponde il dem Federico Fornaro, deputato e costituzionalista all’appello di Meloni. Nessun progetto di legge è stato depositato dalla maggioranza alle Camere. Dario Parrini, senatore dem , ex presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama è disposto a scommettere: “Escludo che Meloni o ambienti di FdI abbiano fatto anche solo mezzo passo verso le opposizioni per aprire un dialogo. Solo parole”. E c’è poi un vero grosso problema che Parrini sottolinea: “Il collegamento tra legge elettorale e premierato che hanno voluto mettere in Costituzione rende tutto più complicato, vista l’inaccettabilità della riforma costituzionale”.
Siamo neppure ai preliminari. Non si sta entrando nel merito dei “modelli” che potrebbero sostituire l’attuale Rosatellum, che è un sistema misto maggioritario-proporzionale con il 37% di collegi uninominali e il 73% plurinominali. Si torna a parlare di bicamerale per una riforma bipartisan, ma sono ipotesi di scuola. Il premierato – la madre di tutte le riforme, per Meloni – è congelato per il momento, per evitare scontri tra i partner di maggioranza e anche perché ci sono molti nodi da sciogliere, non ultimo quello della legge elettorale connessa. Di premierato se ne riparlerà nel prossimo anno. Comunque a sorpresa Meloni ha detto: “Quello della legge elettorale è un tema di competenza parlamentare e poi non ho amato i governi che tentavano di apparecchiarsi la legge elettorale scrivendo norme cucite addosso a loro stessi e non utilizzerò lo stesso modello. In materia di confronto sulla legge elettorale sono estremamente disponibile con tutti”. Dal Pd arriva una proposta che a destra suona come una provocazione: allora cominciamo a parlare di ballottaggio.
Per la destra infatti un sistema elettorale che preveda il ballottaggio è come fumo negli occhi. La Lega pensava di eliminarlo persino dalle amministrative, convinta che li penalizzi. “Sulla legge elettorale è l’ennesimo flatus vocis”, sottolinea Alfonso Colucci del M5S. Va ricordato che la ministra delle Riforme, la forzista Elisabetta Casellati ha sempre rinviato alla definizione della legge elettorale strettamente collegata al premierato che, senza la nuova legge elettorale, sarebbe inapplicabile. La ministra aveva previsto la riforma elettorale una volta superate le due prime letture del premierato alle Camere. L’opposizione ritiene anche la tempistica un formidabile testacoda della maggioranza sulle riforme istituzionali. Il dem Parrini insiste: “Inoltre sulla legge elettorale c’è un punto non negoziabile: deve restituire agli elettori potere di scelta elettorale quindi via le liste bloccate “. In commissione alla Camera per ora intasamento da provvedimenti: ci sono la separazione delle carriere dei magistrati, il decreto flussi, e la legge sui danni erariali.