Nel febbraio 2006 l’intervento di Nicola Cosentino sarebbe stato decisivo per lo sblocco da parte dell’Unicredit della pratica di finanziamento alla Vian Srl per la costruzione a Casal di Principe del Centro Commerciale “Il Principe” (mai edificato, su cui aveva interesse il clan dei Casalesi. La circostanza è stata confermata dall’investigatore della Dia Carmine Sollo durante l’udienza del processo “Il Principe e la scheda Ballerina” in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere davanti al collegio presieduto da Orazio Rossi. Il testimone, che ha redatto l’informativa poi confluita nell’ordinanza di arresto emessa nel 2011 dal gip di Napoli Egle Pilla a carico dell’ex sottosegretario ed ex deputato del Pdl Nicola Cosentino e di amministratori e impiegati del comune di Casale – tra cui l’ex sindaco Cipriano Cristiano già condannato in abbreviato – ha ricostruito, rispondendo alle domande del pm della DDA di Napoli Fabrizio Vanorio, la genesi dell’indagine, partita nel 2006 da un’intercettazione ambientale a carico di Giovanni Lubello, genero del boss Francesco Bidognetti, che nella sua auto parlava dell’imminente realizzazione a Casal di Principe di un centro commerciale. – Gli inquirenti hanno poi scoperto che ad occuparsi della realizzazione era la Vian srl, i cui soci erano Mauro La Rocca e soprattutto l’ingegnere dell’ufficio tecnico del Comune Nicola Di Caterino. Questi viene così intercettato mentre, tra il 2006 e i primissimi mesi del 2007, è impegnato nella ricerca di finanziatori per acquistare i terreni, dal momento che la Vian era in pratica inattiva. “Di Caterino contattò prima imprenditori locali – spiega Sollo – come Giovanni Cosentino e membri della famiglia Santarpia, ma ricevette un no, quindi attraverso broker o presunti tali cercò di individuare strumenti finanziari internazionali che gli permettessero di presentare una fidejussione bancaria. Contattò società di San Marino; in più intercettazioni Di Caterino parla in maniera ricorrente di “Swift”, ovvero del sistema di transazione internazionale che permette agli istituti bancari ad essa associati lo scambio di operazioni finanziarie; ciò avviene fino al 2 febbraio 2007, poi il 14 febbraio successivo venne consegnata una fidejussione cartacea che fu accettata dalla Banca”. Che succede in quei giorni? “Accade che il 7 febbraio ci fu un incontro alla filiale dell’Unicredit di via Bari a Roma tra il direttore Cristofaro Zara, l’onorevole Nicola Cosentino, accompagnato dall’allora deputato Luigi Cesaro, e Mario Santocchio, cognato di Zara ma soprattutto politico di Scafati (Salerno) iscritto a Forza Italia, colui che aveva organizzato l’incontro per motivi soprattutto politici, per accreditarsi agli occhi di Cosentino, in quel momento uomo forte di FI in Campania. “Il 20 febbraio fu erogato il credito – prosegue Sollo – e Di Caterino acquistò i terreni”. Dopo poco però emerse che la fidejussione era falsa, e lo stesso notaio romano la cui firma era riportata in calce ne disconobbe la paternità. L’esame del teste è stato sospeso e riprenderà l’8 ottobre prossimo

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui