É un anno drammatico per l’agricoltura campana dice la Cia (Confederazione italiana agricoltori). ”Dopo il settore ortofrutticolo, quello vitivinicolo e quello castanicolo – afferma l’organizzazione professionale agricola – si apre la crisi anche per quello olivicolo”. La Cia Campania chiede lo stato di calamità anche per questo settore che in regione ha fatto registrare perdite del 40%. Per far fronte all’emergenza il presidente regionale della Cia e vice presidente nazionale, Alessandro Mastrocinque, ha riunito il Gruppo economico olivicolo dell’organizzazione, del quale fanno parte i maggiori produttori di olive della Campania e assieme a loro è stato deciso di chiedere lo stato di calamità per le aree olivicole. “Nelle ultime ore abbiamo incontrato l’assessore regionale all’Agricoltura Nugnes – dice Mastrocinque – che ha raccolto il nostro appello sul grave danno alle imprese che si aggiunge alle altre emergenze dei comparti vitivinicolo, ortofrutticolo e castanicolo, concordando di mettere in campo tutte le risorse e le azioni possibili, compresa la richiesta dello stato di calamità al Ministro per l’Agricoltura, per affrontare la crisi”. ”La grave crisi delle produzioni sicuramente inciderà sul prodotto finale – afferma la Cia – anche in termini di prezzo di vendita al pubblico, oltreché, ovviamente, sulla qualità dell’olio italiano che già a fatica compete sui mercati internazionali con prodotti di minore qualità”. “Dobbiamo stare attenti alle speculazioni – afferma il direttore della Cia Campania, Mario Grasso – sia verso i consumatori, ma anche verso i produttori di olive”. “In alcune aree della Regione le olive non sono state nemmeno raccolte sia per le basse quantità prodotte, che comportebbero elevati costi di lavorazione, ma anche per la pessima qualità, dovuta agli attacchi di diversi patogeni” afferma Grasso. Il territorio è tra i più colpiti in Italia con perdite di oltre il 40% rispetto al taglio medio sulla produzione di olio di oliva del Paese per il 2014/2015 del 35%. “La drammatica situazione del comparto olivicoltura che si aggiunge alla crisi del vitivinicolo rendono quest’annata la peggiore della storia agricola dei nostri territori negli ultimi decenni – conclude Grasso – Il primo dato della eccezionalità della calamità ci viene dai frantoi che hanno molito il 15 % delle produzioni di olive rispetto all’anno precedente”