Attivisti del M5S allestiranno domani mattina, alle ore 10:00 in piazza Calenda a Napoli, un Gazebo per condividere con tutta la cittadinanza la volontà di denunciare una situazione paradossale e vergognosa, per protestare contro una gestione del teatro, da parte dell’attuale CDA, opaca e negligente, per affermare il diritto alla Bellezza ed al lavoro e per mostrare le professioni ed i mestieri artistici che permettono ad un teatro di esistere.
Il mese scorso, i parlamentari grillini hanno depositato una interrogazione parlamentare a risposta scritta (atto ispettivo 4/02766 a prima firma di Luigi Gallo) al fine di conoscere i motivi dell’esclusione del Teatro Trianon-Viviani dal Grande Progetto Unesco. Per ora non c’è stata risposta.
Il Teatro Trianon è il glorioso, centenario, teatro popolare di Forcella e di tutta Napoli. Esso rappresenta un baluardo di civiltà e cultura in un quartiere ad alto rischio, dove, a causa di abbandoni, tradimenti e latitanze più o meno continuate nel tempo da parte di Stato e amministrazioni, la vita reale, non quella scenica, è fatta anche di bruttezza e violenza.
Da due anni a questa parte la situazione già critica del Teatro Trianon, dal punto di vista economico, strutturale e di progettazione teatrale, è degenerata al punto da costringere alla chiusura dello stabile per inagibiltà e alla messa in vendita dello stesso attraveso varie aste giudiziarie, per ora andate deserte, a causa di un procedimento fallimentare in corso. L’incertezza circa il vincolo di destinazione d’uso lascia poi presagire una possibile mutazione genetica del sito e del suo preziosissimo contenuto archeologico.
Al suo interno, infatti, è possibile ammirare una Torre Muraria del IV secolo a.c., rara testimonianza della Neapolis antica che si sta letteralmente consumando sotto una incessante perdita d’acqua che ne minaccia la conservazione.
Nonostante le segnalazioni alle autorità competenti, nulla è mutato fino ad oggi.
Regione e Provincia, pur essendo per larga parte legittimi proprietari, nulla hanno fatto affinché tutto ciò venisse scongiurato. Ci aspettiamo che anche la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli faccia sentire la propria voce.