“Mario Landolfi non ha mai appoggiato il clan La Torre, e ciò nel periodo in cui ne sono stato il capo, ovvero dagli anni ’80 fino almeno al 2003”. Lo ha detto l’ex boss della camorra di Mondragone Augusto La Torre, collegato in videoconferenza, nel corso dell’udienza del processo che vede imputato, davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per corruzione con l’aggravante mafiosa, l’ex parlamentare di An e Pdl ed ex ministro Mario Landolfi, presente in aula). L’ex boss (che durante la detenzione ha conseguito la laurea in psicologia) ha risposto alle domande del pm antimafia di Napoli, Alessandro Milita. La Torre decise di collaborare con la giustizia nel 2003. Poco dopo, però, gli fu revocato il programma di protezione per un’estorsione ai danni dell’imprenditore Giuseppe Mandara, titolare dell’omonima azienda casearia. Il dibattimento nasce dalla stessa inchiesta in cui è imputato, ma presso un altro collegio dello stesso tribunale, l’ex parlamentare Nicola Cosentino. Secondo la Dda di Napoli, Landolfi avrebbe corrotto un consigliere comunale di Mondragone, nel 2004, facendolo dimettere un mese prima della scadenza del Consiglio del quale si impedì così lo scioglimento. In cambio gli avrebbe offerto un contratto di lavoro di tre mesi per la moglie nel consorzio “Eco4” e un posto nella futura giunta comunale.