L’ex sindaco di Capodrise Angelo Crescente scrive una lettera aperta ai cittadini in cui accusa i consiglieri comunali dimissionari di aver interrotto “la rinascita con una congiura di palazzo”. Ecco il testo: ” Cari cittadini, per ragioni che stento a comprendere, con un atto di viltà umana e politica, sette consiglieri comunali, tra cui il vicesindaco Silvano Ferraro, si sono dimessi, consegnando la città a un commissario prefettizio. Sia chiaro, un sindaco può essere sfiduciato, ci mancherebbe, ma io sono stato pugnalato alle spalle! Avrei preferito cadere in Consiglio Comunale, nella sede della dialettica democratica, al termine di uno scontro leale e a viso aperto. E, invece, questi signori hanno scelto la congiura di palazzo. Con un gesto di irresponsabilità hanno anteposto i loro interessi di bottega all’interesse della comunità, vanificando quattro anni di sacrifici che stavano producendo i primi frutti. Un grande lavoro, iniziato con il salvare il Comune dal tracollo finanziario, che qualcuno, forse pensando a se stesso, ha osato definire «inefficiente, inefficace e velleitario». Tornare alla mia vita non mi sconvolge: ho sempre vissuto l’esperienza amministrativa come un servizio. Sono, però, rammaricato di non aver potuto portare a termine il mandato elettorale, così da poter ripagare la vostra fiducia. Mi chiedo che ne sarà del parcheggio di via Ariosto, dell’isola ecologica, del nuovo centro commerciale, della nuova area mercato, della gara per la riqualificazione del campo sportivo, divenuta alibi morale per i congiurati delle Idi di marzo. Lo sforzo di ideare, progettare, realizzare è stato buttato al vento da un gruppo di scellerati con l’unico comune obiettivo di abbattere un “folle” che aveva deciso di impegnarsi in politica «per amore della sua terra, per servire la sua gente». Cesare doveva morire! Solo che Cesare non è il sottoscritto, che, ringraziando Dio, gode di ottima salute, ma la città di Capodrise. In attesa di poter “ammirare” il progetto innovatore dei politici di vecchio corso, non mi resta che ringraziarvi per avermi concesso l’onore di servirvi. Lascio lo «sgabello e depongo il grembiule» con lo stesso animo e con la stessa carica ideale del giorno in cui ho varcato la soglia della Casa Comunale. Sono consapevole di aver compiuto solo il mio dovere, pronto a rimettermi in gioco, se lo vorrete”.