«I tifosi romanisti che allo stadio Olimpico durante la gara col Napoli hanno esposto striscioni offensivi verso la mamma di Ciro Esposito rappresentano quanto di più becero e negativo del tifo da curva». È l’analisi dell’episodio che fanno fonti del Viminale. Il ministero ha apprezzato la presa di distanza di Pallotta, «Ma – aggiunge – serve impegno reale per la segmentazione della curva prevista un anno fa dalla task force di Alfano». La questura di Roma sta lavorando per dare un nome ai protagonisti dell’episodio, da cui ieri anche il presidente del club giallorosso James Pallotta ha preso le distanze. Al Viminale hanno apprezzato le sue dichiarazioni: ‘Ha mandato un messaggio importante perchè ribadisce un’etica del tifo. È un fatto positivo, ma rimane molto da fare. Bisogna tirare fuori quelli che usano le curve per affari propri, per business. Per fare questo bisogna che ci si metta tutti quanti insieme (club, federcalcio, forze dell’ordine) e si vada nella stessa direzione. Ci sono mostri giganteschi che vivono in certi settori degli stadi italiani e devono essere disarticolati, con politiche di frazionamento e di educazione. Sbagliato pensare che la soluzione siano solo i controlli. Gli striscioni sono spesso di carta molto sottile, vengono tagliati e piegati, a due lettere per volta, e poi una volta dentro lo stadio, incollati con il nastro adesivo. Con le riprese zoom si è visto bene. Difficilissimo scoprirli agli ingressi. Gli striscioni oltre a essere spezzettati, vengono nascosti sotto i pantaloni, negli slip, arrotolati in vita. E in questi giorni di freddo – concludono al ministero dell’Interno – con gli indumenti pesanti non si trovano nemmeno con il palleggiamento». «Quanto accaduto sabato all’Olimpico e’ intollerabile perché ha visto coinvolto un gran numero di tifosi soggiogati dalla sottocultura di alcune curve. La gara di sabato doveva rappresentare la ripresa di un percorso di ritorno alla normalità tra Roma e Napoli. Ora – concludono le fonti del ministero dell’Interno – servono risposte decise non riconducibili solo alla repressione ma soprattutto al lavoro di isolamento di violenti ed incivili ed alla netta rescissione di ogni rapporto con loro».

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