Colpo di scena al processo che vede imputati al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il boss dei Casalesi Michele Zagaria e l’ex sindaco di Casapesenna, paese di origine del capoclan, Fortunato Zagaria, solo omonimo del primo. Il pm della Dda di Napoli Catello Maresca ha infatti contestato in udienza all’ex primo cittadino, presente in aula, e già imputato nel procedimento per violenza privata con l’aggravante mafiosa, il più grave reato di concorso esterno in associazione camorristica. “Si tratta di una contestazione suppletiva – ha spiegato Maresca alla corte presieduta da Maria Francica – basata sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alcuni dei quali verranno sentiti nelle prossime udienze, sulla base di una nuova lista testi che oggi depositiamo”. Secondo la Dda l’ex amministratore Zagaria si sarebbe accordato con il boss, tra il 1998 e il 2010, periodo in cui è stato tre volte sindaco e una vice-sindaco a Casapesenna, per la gestione degli appalti comunali e per la realizzazione del sistema di citofoni con cui il capoclan, durante la latitanza durata sedici anni, è riuscito a comunicare con i fratelli e gli altri fiancheggiatori eludendo le pressanti indagini degli inquirenti. Zagaria ha trascorso parte della sua latitanza proprio a Casapesenna, dove poi fu arrestato nel 2011. Secondo la Dda i due avrebbero concordato anche la gestione dei rapporti con i mass-media ogni volta che bisognava parlare della latitanza del boss. Nella documentazione depositata dal pm vi sono scottanti intercettazioni che arrivano al settembre 2015. L’ex sindaco è imputato con il boss per violenza privata ai danni di un altro ex primo cittadino, Giovanni Zara, cacciato dalla sua maggioranza nel febbraio 2009 perché si era messo contro il boss.

 

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