Il Marocco apre una commissione parlamentare d’inchiesta sul caso dei rifiuti importati dall’Italia. Il caso scoppiò la scorsa estate, quando un gruppo di ambientalisti scoprì che un carico di 2.500 tonnellate di rifiuti in arrivo dall’Italia, in particolare da Napoli, era pronto ad attraccare nel porto di Casablanca. Allora, a pochi mesi dalla Conferenza Onu sul clima che sarebbe stata ospitata a Marrakech, a novembre, la notizia fece scalpore. La società civile non esitò a sottolineare l’incongruenza di un paese pronto a farsi carico dei problemi climatici del mondo e allo stesso tempo a “diventare la pattumiera d’Europa”. Il carico di rifiuti fu di fatto bloccato, a luglio, ma non rispedito in Italia. Ora dovrà presentarsi davanti alla commissione anche la ministra dell’Ambiente Hakima El Haité, che dichiarò a più riprese che quei rifiuti altro non erano se non “residui di lavorazione di sostanze non tossiche”. La commissione d’inchiesta – spiega il quotidiano arabo Akhbar Al Yaoum, che riporta la notizia sull’edizione di oggi – avrà ora il compito di verificare che nei contratti tra Marocco e Italia per lo smaltimento dei rifiuti siano stati rispettati gli accordi internazionali e nazionali sull’importazione, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

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