I Carabinieri stanno cercando di ricostruire lo scenario nel quale è maturato l’omicidio del 20enne Renato Di Giovanni, ex calciatore della Primavera del Napoli, ucciso in un agguato ieri mattina nel quartiere Soccavo. Una delle piste al vaglio degli investigatori è quella di uno “sconfinamento” del giovane, che avrebbe spacciato droga in una zona di Soccavo senza il placet del clan. Di Giovanni era stato arrestato nello scorso ottobre per spaccio di stupefacenti ed era sottoposto all’obbligo di presentazione alla P.G. Sono da verificare i contatti tra il giovane ed il clan Vigilia, che è contrapposto al clan Sorianiello. Allevato da un noto capo ultrà del Napoli, che è però estraneo alle indagini, Di Giovanni veniva considerato una promessa del settore giovanile del Napoli, con il quale aveva partecipato anche al Torneo di Viareggio. La scelta di abbandonare il calcio potrebbe essere stata conseguenza del consumo di droghe. L’agguato contro il 20enne, colpito davanti alla chiesa di S. Maria di Montevergine, è stato compiuto – secondo la ricostruzione dei Carabinieri – da due sicari a bordo di uno scooter, che hanno agito a volto coperto. Almeno sei i colpi i proiettili di grosso calibro esplosi contro Di Giovanni, alcuni dei quali diretti al cuore. Gli investigatori stanno anche accertando eventuali connessioni tra l’agguato contro il 20enne ed il ferimento avvenuto nel pomeriggio di ieri in piazza Giovanni XXIII, al Rione Traiano, ancora periferia occidentale della città. Un giovane di 21 anni Massimo De Solda, già denunciato per spaccio di stupefacenti, à stato ferito di striscio da un colpo di pistola ad una gamba.


 

 

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