Prosegue da cinque giorni la mobilitazione di un gruppo di avvocati dell’associazione Nuova Avvocatura Democratica, che da venerdì scorso sono presenti, con un presidio attivo giorno e notte e con uno sciopero della fame, davanti al Palazzo di Giustizia di Napoli (varco Porzio) per protestare contro “gli eccessivi costi della cassa forense che mette a rischio povertà molti avvocati, specie i più giovani, ma anche per gli stipendi giudicati “sproporzionati” di vertici e consiglieri dello stesso organismo dell’avvocatura. Due dei manifestanti, gli avvocati Ciro Sasso e Salvatore Lucignano, hanno anche avuto dei malori tra sabato e domenica e si sono dovuti recare in ospedale per farsi curare; di notte i legali dormono in sacchi a pelo o in auto. “La nostra protesta – spiega l’avvocato Giuseppe Scarpa – serve a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla condizione di impoverimento della categoria. Gli avvocati – prosegue – devono sottostare ad una doppia imposizione: quella dello Stato, e quella della cassa forense, che ogni anno, a prescindere dal reddito, costa in media tra i 4000 e 4500 euro, soldi che servono ad una futura pensione, che comunque sarà molto più bassa rispetto ai contributi versati o che addirittura non riusciremo neanche a percepire; c’è il poi il balzello dell’assicurazione obbligatoria”. “Resteremo in presidio – spiega l’avvocato Riccardo Pinto – fin quando non saranno accolte dal Consiglio dell’Ordine almeno una delle nostre richieste”.

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