Beni per un valore di 40 milioni di euro sono stati confiscati dai carabinieri del Reparto Operativo di Caserta ai fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico, imprenditori edili arrestati nel novembre 2011 nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli perché ritenuti “espressione del clan dei Casalesi”, e condannati per concorso esterno in camorra a otto anni di carcere. Per gli inquirenti i due imprenditori, originari di San Cipriano d’Aversa, si sarebbero legati negli anni alla fazione guidata da Antonio Iovine, oggi collaboratore di giustizia. Il provvedimento di confisca, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stato notificato anche ad altre 18 persone che si sarebbero intestati i beni, per lo più parenti e soci dei Mastrominico. La confisca è scattata per 12 tra imprese edili e immobiliari, 71 terreni agricoli, 3 fabbricati rurali, 44 appartamenti, 52 autorimesse, 26 veicoli e 59 rapporti bancari ed investimenti. I beni sono ubicati nelle province di Caserta, Napoli, Latina, Frosinone, L’Aquila e Pisa. I beni dei Mastrominico erano già stati sequestrati nel 2014; con il provvedimento di oggi il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha irrogato ai due imprenditori anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale delle durata di due anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

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