”Ho cercato di dimostrare la mia totale estraneità a queste falsificazioni tutte da dimostrare”. Così Gennaro Mola, esponente del Pd e compagno della ex candidata a sindaco di Napoli Valeria Valente, rispondendo alle domande dei giornalisti al termine dell’interrogatorio in procura nell’ambito dell’inchiesta sui candidati ”a loro insaputa” alle Comunali dello scorso anno, una vicenda che lo vede indagato per violazione della legge elettorale. ”Ho cercato di spiegare che non c’è nessun collegamento tra contributi e finanziamenti vari e le liste così come ho potuto dimostrare che il nostro interesse era perfettamente contrario perché noi avevamo interesse a mettere in lista gente che portava voti e ci siamo trovati purtroppo dei candidati che hanno portato zero voti”, ha aggiunto Mola nel sottolineare quella che a suo avviso è la assenza di ogni genere di finalità nel candidare persone a loro insaputa, la cosiddette candidature fantasma. ”Non c’era nessun interesse da parte della Valente né del centrosinistra né della lista singola – ha precisato a tale proposito – a fare operazioni di questo genere. Io ho detto tutto quello che so, non posso dire più di questo”. “Sento di poter dichiarare, pur nel rispetto del segreto istruttorio, che nell’interrogatorio subito ho potuto dimostrare la mia totale estraneità alle falsificazioni emerse e ancora da accertare”. “Ho chiarito l’assenza di legami tra i contributi elettorali del PD o di qualsiasi finanziamento ottenuto dal candidato a sindaco con il numero delle liste o dei candidati delle stesse liste. Ho chiarito, altresì, che non vi era interesse alcuno ad inserire in liste candidati a loro insaputa. Anzi ho chiarito che il nostro interesse era, al contrario, quello di assicurare alla lista civica più voti possibili e, dunque, non potevamo che essere spinti a ricercare candidati consapevoli e conseguentemente impegnati nella campagna elettorale”.

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