“Salvatore ha accolto con estrema tranquillità l’esito di questa sentenza, senza particolari momenti di gioia. Del resto in lui e nel fratello è forte il senso di giustizia che in vita ha sempre animato la povera Matilde”. A parlare è l’avvocato Elena Coccia, difensore insieme al collega Marco Ferrara di Salvatore, vittima della pedofilia a Torre Annunziata (Napoli), e del fratello Giuseppe, nominato suo tutore alla morte dei genitori. Salvatore è uno dei ragazzi abusati dai pedofili nel Rione Poverelli, caso che esplose nella seconda metà degli anni ’90 grazie alla denuncia di alcuni genitori che fecero emergere episodi che fecero poi scalpore. Per quelle denunce la madre, Matilde Sorrentino, ha pagato con la vita, uccisa sull’uscio di casa nel 2004. Ieri la Corte di Appello di Napoli, come anticipato oggi dal quotidiano “La Repubblica” grazie a una battaglia portata avanti dagli avvocati Coccia e Ferrara, ha riconosciuto a Salvatore – oggi quasi trentenne – un risarcimento di 500mila euro (che potrebbe arrivare a circa 800mila con gli interessi maturati dal 1995, anno degli abusi) “perché – spiega Elena Coccia – gli è stato negato il diritto all’infanzia e perché chi doveva vigilare su quanto accadeva in quella scuola non l’ha fatto”. Condannato a pagare il risarcimento, come riferisce lo stesso legale, è il Ministero della Pubblica Istruzione. Una strada, quella intrapresa contro il Ministero e contro il Comune scelta dai legali di Salvatore dopo che a questi era stata negata quella del risarcimento che spetta alla vittime della criminalità organizzata: “E qui sta il paradosso – evidenzia il difensore della vittima degli abusi – perché, nonostante tutti i protagonisti di questa storia, e in particolare il killer di Matilde Sorrentino condannato all’ergastolo, avessero avuto rapporti con i clan della camorra dell’epoca, nessun giudice ha mai scritto che la donna è stata una vittima della criminalità. Discorso che stride con il fatto che Matilde viene ricordata in tutte le manifestazioni organizzate contro la camorra, a cominciare da quelle promosse dall’associazione Libera”.