Cambia l’orario di rientro nell’atmosfera, che scivola dopo la mezzanotte, 34 minuti dopo ora italiana. La corsa di Tiangong 1 verso la Terra è stata rallentata anche dall’attività del Sole, che in questo momento, spiegano i tecnici, è «molto tranquilla». L’impatto non sarà più nella giornata di oggi, ma questa notte. Passata la Pasqua e con l’orologio già a Pasquetta. Si tratta di una data nominale, a cui vanno collegate, prima e dopo, le cosiddette fasce di incertezza. Nel caso raggiungesse l’Italia, ad esempio, l’impatto avverrebbe più tardi, tra le 4.25 e le 9.32. Cambia anche la mappa di città e regioni che, nel caso, potrebbero essere toccate dalla discesa incontrollata della stazione spaziale cinese (Palazzo celeste, tradotto il nome in italiano). Escono dalle ipotesi di traiettoria Emilia Romagna e Liguria. E delle quattro fasce temporali e geografiche di impatto possibile, due sono potenzialmente più a rischio. Una passa appena sotto la Sicilia. L’altra tocca Roma e il basso Lazio, parte della Campania, Abruzzo, Molise e parte alta della Puglia. La possibilità che uno o più frammenti possano cadere sul nostro territorio (terre emerse) corrisponde comunque ad una probabilità stimabile intorno allo 0,2 per cento. Su questo non ha registrato novità il tavolo tecnico permanente – a cui siedono l’Agenzia spaziale italiana e la Protezione civile – che ha fatto il punto della situazione anche ieri. «Tiangong 1 ha rallentato la sua corsa nelle ultime ore.
La data nominale di impatto sull’atmosfera è adesso alle 00.34 del 2 aprile. Si è ridotta la finestra di incertezza, tra le 5 e le 10 ore», sottolineava nel tardo pomeriggio Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della Protezione civile, che in base agli aggiornamenti valuta la convocazione del Comitato operativo nazionale, sia per analizzare gli scenari sia per prendere le dovute decisioni in tempo reale. Le previsioni di rientro, del resto, sono soggette a continui aggiornamenti, legate al comportamento della stazione rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, e proprio all’attività solare. I dati disponibili hanno consentito di tracciare quattro fasce del possibile impatto sull’Italia. Prese come punto centrale le 00.34 per l’impatto sull’atmosfera, va calcolata la fascia di incertezza fino a dieci ora prima e dopo. «Il passaggio sul nostro territorio si potrà concentrare dopo le 00.34 del 2», spiega Luigi D’Angelo, direttore dell’Ufficio emergenze. Di fatto, ci sono quattro finestre temporali, nel giro che sta compiendo il satellite intorno al mondo, che possono interessare l’Italia. «La prima opportunità di rientro – spiega Borrelli – va tra le tra le 4.25 e 4.55 ora italiana». Ed è la fascia che passa sotto la Sicilia, sfiorando la punta della provincia di Siracusa. La seconda fascia va dalle 5.58 alle 6.28 e riguarda un’area compresa tra Roma, appunto, L’Aquila e Pescara fino a scendere verso Napoli, Avellino, Foggia e Barletta. La terza fascia ha uno spazio temporale che va dalle 7.30 alle 8, che tocca Toscana, alto Lazio, Umbria e Marche. L’ultima fascia, dalle 9.02 alle 9.32, tocca Sardegna e parti della Sicilia e della Calabria. «Le ultime due fasce sono le meno probabili», spiega Claudio Portelli, dirigente tecnologo dell’Asi, considerato il rapporto tra gli orari e le fasce di incertezza. «Ci conforta il periodo temporale di passaggio sul territorio. Essendo in orari notturni, è molto più semplice stare in casa», sottolinea Borrelli con riferimento ai potenziali rischi per i cittadini. Il consiglio, in caso di caduta proprio sull’Italia, è di mettersi al riparo ai piani più bassi degli edifici e di non toccare i frammenti, che «possono contenere idrazina – ricorda il capo della Protezione civile -, una molecola propellente di origine chimica che serviva ad alimentare il satellite». Quali dimensioni potrebbero avere i frammenti? «Possiamo fare solo stime – spiega Portelli – perché la Repubblica cinese non ha fornito elementi utili, considerandoli sensibili. Della massa di 7.500 chilogrammi, solo il 40 per cento può sopravvivere all’impatto. I frammenti possono occupare un’area di 1.200 chilometri in lunghezza e si possono spargere cento chilometri di lato».