Un ”operatore di pace”, che ”distribuiva cibo alla povera gente”. Con queste parole, l’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, ha voluto ricordare nella sua omelia il sergente Michele Silvestri, la cinquantesima vittima italiana in Afghanistan, morto sabato scorso nell’attacco ad un avamposto nel Gulistan.
Presente ai funerali solenni, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha abbracciato i parenti affranti del soldato: la moglie Nunzia, i genitori, Teresa e Antonio, i fratelli Fortunato ed Anna. E’ invece rimasto a casa a Monte di Procida (Napoli) Antonio, il figlio di 8 anni del sergente, troppo piccolo per assistere alla cerimonia. La salma del soldato, 33 anni, e’ giunta in mattinata all’aeroporto di Ciampino avvolta nel tricolore. Ad accoglierla, oltre ai familiari, sempre assistiti dagli psicologi dell’Esercito, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate e gli altri vertici delle forze armate. Gli onori militari sulla pista sono stati resi da un picchetto del 21/o Genio Guastatori di Caserta, cui apparteneva Silvestri. Tanta la commozione, specie della moglie e della mamma del soldato, che hanno pianto disperatamente durante la breve cerimonia abbracciando il feretro, che e’ stato poi portato all’Istituto di Medicina Legale dove, come da prassi in casi del genere, e’ stata eseguita l’autopsia. Alle 16 e’ stata allestita la camera ardente all’ospedale Celio. Nel pomeriggio i funerali solenni. La basilica era gremita: tanti i militari presenti, ma anche gente comune. Tra le autorita’, oltre a Napolitano e Di Paola, il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Consulta Alfonso Quaranta, i ministri Elsa Fornero, Pietro Giarda, Corrado Passera, il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. La bara, portata a spalla dai commilitoni, e’ stato deposta di fronte all’altare; sopra, una foto del soldato, il berretto ed una Bibbia. E’ toccato poi a mons. Pelvi ricordare Michele, che ”si sentiva e resta un operatore di pace. Pattugliava le strade e distribuiva cibo alla povera gente, difendeva i quartieri dall’attacco di terroristi, accogliendo i bambini nei fortini; fermava i trafficanti di armi e ripristinava acquedotti distrutti dalla guerra, convinto che la pace si costruisce persino con un pezzo di pane e una scuola che riapre”. Nel corso della funzione, al momento dello scambio del segno di pace, Napolitano ha lasciato il suo banco per andare a consolare i familiari del militare. La scena si e’ ripetuta alla fine della cerimonia, sul sagrato della basilica. Il feretro e’ partito quindi alla volta di Monte di Procida, dove domani mattina si svolgera’ l’ultimo rito funebre. Sono stazionarie, intanto, le condizioni dei due soldati rimasti feriti in modo grave nell’attacco alla base Ice: il caporal maggiore Monica Graziana Contrafatto ed il maresciallo Carmine Pedata. Non sono in pericolo di vita, sono stabili ed in terapia intensiva nell’ospedale da campo americano Role 3 a Baghram. Non appena le loro condizioni lo permetteranno, saranno trasferiti in Germania, presso l’ospedale militare di Ramstein.