AVERSA – Due attacchi dinamitardi, due esplosioni in poco più di due mesi. Questo è il bilancio dall’inizio del 2012 della presenza nella città normanna della mafia casalese, oggi più di ieri mostra il suo volto peggiore. Il racket non perdona, sono presi di mira le attività commerciali, a fine gennaio un negozietto di calzature in Via Belvedere, la settimana scorsa un’agenzia di servizi energetici in Via Sanfelice.
Aversa si pensa al di fuori di certe logiche e meccanismi criminali, ma i fatti dimostrano più che mai si è alle prese con attività estorsive che la rendono vulnerabile e indifesa. Lo dicono i fatti, lo testimoniano gli eventi. Oggi più di ieri bisogna tener alta la guardia, gli episodi criminali ultimi riportano a stagioni passate, le vetrine infrante e le serrande divelte sono il volto di una terra che non ci piace. Il silenzio delle istituzioni, della politica attiva, in pieno fermento elettorale, preoccupano più di ogni cosa. La scelta dell’uno o dell’altro candidato, le solite beghe di partito cancellano volutamente o immeritatamente dalle agende i temi della lotta alle mafie. Chiediamo ai candidati sindaci di presentare i certificati penali dei candidati al consiglio comunale e di impegnarsi, una volta eletti, a sottoscrivere la “Carta di Pisa – Codice etico per promuovere la cultura della legalità e della trasparenza negli enti locali”. Ecco perchè il presidio di Libera “Zi Gennà”, di recente costituzione, vuole rompere il muro del silenzio: Aversa come la maggior parte dei comuni dell’agro aversano è crocevia e lavatrice della mafia del clan dei casalesi.