Parricidio. Espedito Ziello ce l’ha a morte col padre con il rischio concreto che il Psi possa subire un tracollo di iscritti: da due a uno. Chi sopravviverà tra Giggino Ziello e il figlio? Vedremo. Un altro che si sta scannando con il papà per agguantare la candidatura a sindaco è Nicholas Lavino, discendente del famigerato Massimo, per molto tempo organico al “sistema Brancaccio” e proprietario per anni della delega alla legge 328/2000, quella che regolamenta gli Ambiti socio-assistenziali. Massimino ha imperversato nel C6, di cui Orta di Atella fa parte. Si dice che il figlio Nicholas ne abbia tratto ingenti benefici. La famiglia Lavino vorrebbe fare il salto di qualità: mettere le mani sul Comune. Per la città atellana sarebbe una iattura. L’eterno ritorno dell’uguale. A prescindere da chi prevarrà nel duello tra Nicholas e Massimino i cittadini ortese avrebbero poco da festeggiare se uno dei due indossasse la fascia tricolore. Non è una questione di età, ma di mentalità. Padre e figlio hanno lo stesso modus operandi. Sono due facce della stessa medaglia. Inutile lanciare la monetina. Testa o croce? Non cambia nulla. La testa di Lavino senior e quella di Lavino junior sono mentalizzate sullo stesso obiettivo: “Prima noi, poi, forse, gli altri”. Peraltro Nicholas è incandidabile. Propose una lista di under 35. Si è fatto fuori da solo. Ha spento 37 candeline. Per due anni è over. Offside. Non la pensa così Andrea Villano.

Nicholas Lavino e Andrea Villano

L’ex sindaco punta su Nicholas. L’ennesimo autogol. Non gli è bastata la lezione della sua amministrazione. Si affidò a Peppe Roseto (grande portatore di voti: almeno un paio) e a Salvatore Del Prete “Magò” (garzone politico di Brancaccio). Risultato? La maggioranza non fece un bel nulla. Incassò però lo scioglimento per camorra. Non male. Villano vorrebbe riproporre Puffolandia. Nani e ballerini al potere. Ma dai! Orta di Atella ha già dato. Egregio ingegnere, è ancora in tempo, non faccia altri guai. Nicholas è un giovane-vecchio. Un candidato sindaco così sarebbe funzionale ad un’altra disfatta politico-amministrativa. La città non ha bisogno di un altro dilettante allo sbaraglio. Con Vincenzo Gaudino si è fatto incetta di dilettantismo. Basta così. Siamo sazi. Sul piano pragmatico Lavino jr sarebbe un ostacolo probabilmente insormontabile alla formazione di una “Grande coalizione”. A Batman piacciono le Catwoman. E in ogni caso il pipistrello tra il duo Massimo Lavino-Nicholas Lavino si fionderebbe su un nome-garante. A proposito di “Grande coalizione”: i lavori sono incorso. È tutto in progress. Per ora è il gatto col topo. Ma quando il gioco si farà duro i duri cominceranno a giocare. Sul serio. E quasi certamente verrà alla luce uno schieramento centrista in grado di pescare a destra e a sinistra. Quello che resta della sinistra. Nietzsche filosofeggiava sulla morte di Dio. Oggi direbbe che la sinistra ortese è in avanzato stato di composizione. Il Pd è come sempre un’anima in pena. Anzi è senz’anima. Città Visibile è invisibile. Il collettivo ha pagato a carissimo prezzo l’attaccamento alle poltrone di Enzo Tosti e Marilena Belardo. Potere per il potere. Con l’aggravante di aver intascando lo stipendio di vicesindaco e assessore nonostante il turbinio perenne dei pollici. Immobilismo cronico. Patologico. Non a caso le malattie della città si sono aggravate. Gaudino, Tosti e Belardo hanno lasciato un paese morente. Un raggruppamento alternativo potrebbe essere incarnato da Giovanni Russo, Fabio Di Micco ed Eduardo Indaco. Quest’ultimo è stato il vero capo dell’opposizione. Dopo la sconfitta elettorale Gianfranco Arena ha fatto perdere le sue tracce. Sono ancora in corso le operazioni di ricerca. Pardon, è stato visto al brindisi di fine anno. Il più prestigioso evento politico organizzato nella sua vita dal candidato sindaco. Non vi è dubbio: resterà nella storia. Il trio Russo-Di Micco-Indaco invece potrebbe costruire qualcosa di buono. A quanto pare i due ex parlamentari hanno ricominciato a parlarsi. Il buon Eduardo sta cercando di fare da cerniera. Qualcuno in malafede dice dei pantaloni. In realtà Indaco, nonostante il suo incessante girovagare, sa il fatto suo. Sa leggere le carte e si porta dietro un consistente bagaglio di esperienza politica. Per ora non si è aperta la discussione sul candidato alla fascia tricolore. Il progetto è ancora in nuce. Servirà tempo per trovare la quadra. Ma la base della piattaforma non è male.

Ma c’è poco da dire: è verosimile che per toccare la porta del municipio bisognerà tuffarsi nelle piscine. L’incognita è se si nuoterà a stile libero, proiettati nel futuro, oppure a dorso, guardando al passato. La sfida è tra Bergson e Scruton. Futuro e passato. Innovazione e conservazione. In politica è sempre questione di tempo. Chissà se ad Orta di Atella sarà bello o brutto?

Mario De Michele

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