TRENTOLA DUCENTA – Sono trascorsi 10 anni da quando la villa confiscata a Dario De Simone in via Romaniello a Trentola Ducenta fu consegnata alla Comunità di Capodarco per insediare la Casa Famiglia della “Compagnia dei Felicioni”. Dieci anni nel corso dei quali a decine sono stati i bambini ospitati nella struttura, molti dei quali poi affidati a famiglie del territorio e avviati a nuova vita.

Per festeggiare questa ricorrenza, alquanto particolare, arriva in città don Luigi Ciotti, il presidente nazionale dell’Associazione Libera con un doppio appuntamento. Alle 16.30 don Luigi sarà proprio nella villa di via Romaniello a testimoniare di persona questa presenza viva della comunità, quindi alle 18.00 appuntamento in Parrocchia a Trentola Ducenta per un incontro con quanti interessati, con lui don Vinicio Albanesi, presidente nazionale di Capodarco, ma anche il Vescovo di Aversa, monsignore Spinillo e quindi il Presidente della Commissione beni confiscati della Regione Campania, l’onorevole Amato, il parrocco di Trentola Ducenta, don Vincenzo Marino, il Responsabile di Libera Provinciale, il Presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, don Armando Zampolini. Moderatore dell’incontro il caporedattore di Avvenire, Toni Mira, l’occasione sarà anche quella di premiare i partecipanti al primo concorso “Questa Terra mi sta a cuore” indetto dal gruppo “I care” che ha visto tutta una serie di iniziative tenutesi in città lo scorso 19 marzo, giornata vissuta nel ricordo di don Peppino Diana, stessa data nella quale si è tenuto un ulteriore incontro con padre Alex Zanotelli. Si festeggia quindi una ricorrenza proprio mentre il sindaco della città . Michele Griffo, lancia la sua sfida perchè la Comunità venga messa fuori dalla villa di De Simone, “per dare possibilità ad altre associazioni” dice lo stesso sindaco, non senza la contrarietà di quanti e non sono pochi, continuano a sostenere la presenza della Comunità di Capodarco nella struttura. Una scelta quella del Sindaco in verità già bloccata dal Tar del Lazio, ma non certo sopita, né di facile comprensione. Un “particolare” questo non secondario nei processi di gestione dei beni confiscati alla camorra, che pone dubbi ed interrogativi che richiedono interventi risolutivi da parte degli organi dello Stato.

 

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