Alla fine, la spiegazione più scomoda e però più verosimile, l’ha fornita una vecchia volpe come Giovanni Trapattoni. “Balotelli? E’ l’eterna storia, la competizione tra un talento che i tifosi vorrebbero vedere sempre in campo e ciò di cui il gruppo ha bisogno. Questione di unione e corporativismo”,

ha detto dall’alto della sua lunga esperienza il ct cui domani l’Italia chiederà strada all’Europeo. Mario Balotelli ha un dolore al ginocchio. Mario Balotelli resta fuori. Mario Balotelli ha perso la sua occasione. Questa è la scelta di Cesare Prandelli per la partita decisiva contro l’Irlanda. E dentro questa storia, ce ne è un’altra, anche più complicata. Le strade dell’Italia e di Balotelli si sono separate. Non un divorzio, ma quel che si chiama una pausa di riflessione. Cui il dolore al ginocchio del ventiduenne attaccante ha fornito il più naturale degli assist, anche se poi il male è passato. Ora per sapere se ci sarà occasione di ricucire già all’Europeo, Balotelli dovrà aspettare di sapere cosa farà l’Italia senza di lui. Gli avvisi al giocatore che doveva essere SuperMario e invece ora diventa un panchinaro erano stati lanciati da tutta la squadra, prima ancora che dal ct. Evidentemente sono caduti nel vuoto, se alla fine anche Prandelli ha dovuto cedere. “Se si allena, è disponibile”, le uniche parole del commissario tecnico. Disponibile, non più punto di riferimento. Lui deve aver capito, e allo stadio di Poznan ha corso sì, ma senza voglia. Proprio quello che sempre gli rimproverano, da quando gioca. Prandelli “qualche vantaggio” ha provato a prenderselo facendo melina sulla formazione. Poi ha aperto uno spiraglio sul suo ragionamento: la difesa a quattro non è un azzardo senza rete, ha chiarito; De Rossi a centrocampo è funzionale alla profondità delle punte. Dunque Di Natale e non Balotelli, e di conseguenza il ritorno alla vecchia formula, il 4-3-1-2 caro al ct. E tutto sommato, visto gli interpreti, anche alla squadra, che non aveva fatto mistero di non gradire i comportamenti in campo dell’attaccante. “Fa arrabbiare me, come quando eravamo all’Inter, ma fa arrabbiare molti altri compagni”: Thiago Motta aveva lanciato il messaggio prima della Croazia, Balotelli non aveva raccolto, stando a quanto raccontato poi dal commissario tecnico (“per tutto il quarto d’ora del secondo tempo mi sono sgolato con lui”). Così, all’improvviso la maglia dell’Italia è diventata, per il ragazzo sempre in fuga dalle etichette, un peso difficile da portare. Proprio come una qualsiasi maglia di club, un’Inter o un Manchester City. In azzurro, in fondo, il percorso è stato analogo. All’Europeo Balotelli è arrivato grazie al credito concesso da Prandelli, a offrirgli il ruolo di protagonista invece sono state le contingenze: l’infortunio di Rossi e il naufragio del progetto di un’Italia dei piccoletti. “Vogliamo vincere anche per Pepito…”, ha detto giorni fa Cassano, sorprendendo chi pensava che, con Balotelli, Fantantonio formasse coppia inossidabile. Per ora, dolori fisici o solitudini azzurre che siano, la loro strada si è divisa. Balotelli avrà altre occasioni. Ma oggi il suo treno è già passato.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui