Sul trasferimento dell’ex capo della Squadra Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, ci fu diversita’ di vedute tra il capo della procura Giovandomenico Lepore, e il capo della Polizia, Antonio Manganelli. La circostanza trova conferma nell’ambito del processo sul riciclaggio di denaro dei clan in ristoranti in corso a Napoli, dove Pisani e’ imputato di favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Manganelli, era in tribunale a Napoli gia’ dalle 9.30, ed e’ stato il primo teste dell’accusa.
A interrogare il Prefetto il pubblico ministero della Dda, Sergio Amato. Lei ha avuto notizia dei contatti confidenziale tra Pisani e il boss Salvatore Lo Russo?”, chiede. “In tempi recenti nessuna comunicazione ufficiale – dice Manganelli – ma negli anni Novanta si’. Lo seppi quando ebbi la richiesta dal procuratore aggiunto di Napoli, Palmieri, dei rapporti tra il funzionario e Salvatore Lo Russo, figura importante del panorama criminale partenopeo. Questo creava molta apprensione per la incolumita’ fisica di Pisani e per questo dalla Procura mi chiesero se potevo spostarlo e cosi’ feci. Pisani fu trasferito allo Sco di Roma. Il trasferimento avvenne proprio per la sua incolumita’ fisica, lui era esposto a un alto rischio. Non condividevo a pieno l’opportunita’ di trasferirlo, ma lo facemmo comunque”. “Conosce la famiglia Iorio, la famiglia Potenza? Sapeva dei rapporti intrattenuti tra le due famiglie e quelle con Pisani?”, continua il pm. “Mai sentito questi nomi, mai saputo di evenutali rapporti o conoscenze”, la risposta secca di Manganelli. Poi il salto all’inchiesta da cui e’ scaturito il procedimento. Un giorno mi chiamo’ Francesco Cirillo, il mio vice, e mi disse che aveva parlato con il capo della procura di Napoli, Giovandomenico Lepore – racconta – questi gli aveva chiesto se Pisanipotesse essere rimosso dall’incarico di capo della squadra mobile di Napoli, per essere trasferito. Doveva essere una promozione volta al trasferimento, perche’ c’era contro di lui una indagine e il pericolo che potesse essere raggiunto da una misura interdittiva, come il divieto di dimora a Napoli. A Cirillo risposi che era tecnicamente impossibile fare una cosa del genere. Ne riparlai di persona con Lepore a Caserta, durante una serie di incontri che facevamo per il cosidetto “modello Caserta”, e lui era evidentemente deluso per il fatto che non avessi provveduto al trasferimento. Io risposi che non mi sarei lasciato condizionare da tali atteggiamenti. Lui chiedeva che Pisani fosse promosso e trasferito per salvaguardarlo dal rischio…la sua posso dire fosse una astuta buona fede ma tecnicamente non si poteva fare”. La difesa di Pisaniha poi chiesto se il poliziotto avesse mai ricevuto una promozione. “So’ nel 1998 per meriti strordinari per una serie di arresti di capi dell’Alleanza di Secondigliano. Qualche anno dopo fu promosso a primo dirigente per meriti distiti, una attestazione rarissima, addirittura negli ultimi dieci anni ne sono stati solo cinque in tutta Italia, e infine al concorso arrivo’ primo. Pisani ha anche assunto e assume un ruolo centrale per la lotta a fenomeni di devianze di agenti corrotti, scovandone almeno una cinquantina”, spiega Manganelli. Infine la questione dell’esposto anonimo arrivato in Procura a Napoli, in Questura e anche al Viminale: “Io non gli diedi peso e non credevo a quelle parole, l’esposto lo ha ricevuto Cirillo e non so se sia ancora materialmente al ministero degli Interni”.