Il suo corpo era riverso nel suo fuoristrada sulle rive di un laghetto e del fiume Agnena, a cento metri dalla casa del vecchio padrino locale Augusto La Torre.
Gli hanno sparato in faccia, forse per lavare con il sangue un possibile sgarro alla malavita. È una prima possibile ipotesi sull’omicidio di un imprenditore di Marcianise trovato cadavere ieri mattina, intorno alle 8.30, in località “Pineta Prisconte” a Mondragone. Il corpo senza vita di Paolo Moretta, 53 anni, di Marcianise, è stato trovato da un contadino all’interno della sua automobile Nissan Terrano. L’auto aveva la retromarcia innestata, segno che Moretta stava probabilmente tentando di andarsene dal posto. Aveva ancora gli occhiali da sole, letteralmente polverizzati dal proiettile che gli ha deturpato il volto. E’ stato ucciso, da una prima ricostruzione degli investigatori, con una revolverata 9×21, la pistola di grosso calibro preferita dai killer della camorra. E non si esclude che si trovasse li, sul luogo dove è stato trovato morto, perché aveva un appuntamento con chi lo ha freddato. Così come sembra che la morte risalga addirittura a venerdì sera (intorno alle 20), secondo un primo esame del medico legale. L’auto era parcheggiata in quella che è una zona poco frequentata dai residenti di Mondragone, a ridosso del mare e di alcuni fiumiciattoli. Il veicolo era fermo in uno piccolo spazio dove le auto possono sostare. Il primo interrogativo degli investigatori: è stato attirato in una trappola ed è stato ucciso? Si suppone di sì. Lo hanno infatti trucidato con un colpo secco senza che sul cadavere i killer inferissero con altre revolverate, come di solito si caratterizza il “modus operandi” dei sicari della camorra nelle “missioni di morte”. Ma a questo punto è doveroso parlare dell’attività di Moretta: a Castelvolturno da anni gestiva un rimessaggio di barche e se si tratta quindi di un omicidio di camorra non si può prescindere dall’indagare anche nell’ambito della vita professionale. Non a caso gli omicidi avvenuti sul litorale domizio, soprattutto nell’epoca che fu caratterizzata dalla strategia stragista del boss Giuseppe Setola, insegnano una cosa: c’è sempre spazio, purtroppo, per possibili vendette della camorra che fa capo ai clan dei Casalesi, contro chi si ribella alle regole del “pizzo” o contro chi, più in generale, non si piega al volere dei boss. Il caso è affidato ai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta e ai loro colleghi della compagnia di Mondragone. Proprio i militari dell’Arma sono stati allertati, ieri mattina, dalla telefonata di un agricoltore che, trovandosi a passare in quel piazzale, ha notato la vettura con a bordo il cadavere. Sul posto sono intervenuti anche gli uomini della Scientifica che hanno delimitato la scena del crimine analizzandola punto per punto e hanno raccolto il bossolo esploso contro l’imprenditore. Al momento non risulta alcuna affiliazione della vittima a clan camorristici né di Marcianise, la sua città, né del litorale domizio. Aveva due soli piccoli precedenti penali, ma molto datato, per un furto di energia elettrica e per abusivismo edilizio. Ecco perché le ipotesi sul movente sono diverse, anche se quella più preponderante è sicuramente l’agguato di stampo mafioso con tanto di appuntamento trappola. Che dire: dopo gli incendi delle automobili e dopo i numerosi fatti di cronaca avvenuti sul litorale domizio, la spirale di violenza sembra non placarsi. E se anche le pistole della “mala” son tornate a sparare a Mondragone vuol dire che l’incubo della camorra è tornato in modo prepotente.
Carlo Pascarella