CASERTA – E’ indirizzata a tutti i vertici nazionali, regionali e provinciali del partito, da Pierferdinando Casini a Gabriella D’Ambrosio, la lettera con cui, con piglio fermo, Pasquale De lucia, già sindaco di San Felice a Cancello, presidente del Consiglio provinciale di Caserta e consigliere regionale, ufficializza e motiva la sua fuoriuscita dall’Udc. Una lettera dai toni duri, in cui De Lucia non fa sconti ad un modo di fare politica che, spiega, non gli appartiene e che è lontano dal suo modo di intendere un partito aperto, dignitoso, irreprensibile.
De Lucia, che è decaduto dalla carica di consigliere regionale su ricorso presentato dallo stesso Udc, ricorda appunto di essere “decaduto per il notabilato dello stesso partito che vive di tatticismi elettorali, rendite di posizione e rancori del passato”, definisce il partito in cui ha militato per due anni “una aggregazione cronicamente divisa tra favorevoli e contrari al proprietario del partito personale del territorio di turno” e lo accusa di escludere “programmaticamente, i processi di partecipazione allargata al momento decisionale”.
Di seguito la lettera:
“Lo scrivente, Dott.re Pasquale De Lucia, eletto Consigliere Regionale in Campania nell’ UDC per libera volontà popolare; decaduto per il notabilato dello stesso partito che vive di tatticismi elettorali, rendite di posizione e rancori del passato, in odio al tempo presente; militato per 2 anni nel partito in oggetto;
VISTO
– L’art. 18 del Regolamento dei Congressi UDC verso il Partito della Nazione.
– il Ricorso sottoscritto verso il congresso per l’Elezione del Coordinamento Provinciale di Caserta UDC verso il PARTITO della NAZIONE , inoltrato presso la Commissione dei Garanti Nazionale e, per conoscenza, a tutte le somme Autorità Nazionali e Regionali del partito stesso.
– Il mancato riscontro di merito della Commissione dei Garanti Nazionale, a convalida pertanto degli illeciti denunciati.
CREDENDO
– Che un PARTITO ENCOMIABILE deve garantire la partecipazione dei suoi iscritti perché essa non è una formula retorica, ma esiste soltanto se viene istituzionalizzata in norme di diritto e sperimentata nella vita associata di un movimento che anticipa nelle proprie fibre la trasformazione di tutta la società.
– Che un PARTITO DIGNITOSO deve saper promuovere, contro la ricorrente deriva consociativa, una dialettica della competizione e dell’antagonismo all’interno dei suoi schieramenti politici come presidio della libertà e deve piegare il conflitto tra le parti a strumento del bene comune.
– Che un PARTITO ATTENDIBILE deve esprimere fedeltà a una comunità politica dinamica e reale, aperta e inclusiva, non fondata sul vincolo amichevole, parentale o societario.
– Che un PARTITO IRREPRENSIBILE deve accompagnare un’etica dei doveri alla ribadita centralità dei diritti, a partire dal dovere politico di prendere sul serio, e non di eludere, le istanze dei propri iscritti riguardo alle grandi decisioni collettive.
– Che un PARTITO STIMABILE deve rilanciare un’idea di futuro come promessa e come risorsa, non come una minaccia da cui proteggersi con meccanismi di tutela.
A seguito delle esperienze maturate
RITIENE
– Che l’ UDC è un partito asfittico, residuo spettrale della Democrazia Cristiana, che con il suo linguaggio fatto di organigrammi, mozioni degli affetti e slogan identitari, ne tradisce le antiche virtù non riuscendo a recepire la realtà ne più a trasformare il presente;
– Che l’ UDC è una aggregazione cronicamente divisa tra favorevoli e contrari al proprietario del partito personale del territorio di turno; che rischia uno svuotamento di sostanza politica nell’evanescenza mediatica e nella deriva oligarchica, divenendo emblema dell’ antipolitica proprio perché esclude, programmaticamente, i processi di partecipazione allargata al momento decisionale, esclude l’agire di ogni legittimo rappresentante del popolo e preclude l’orizzonte di un progetto per il futuro.
– Che il nuovo PARTITO DELLA NAZIONE, nel mentre sbandiera sintesi nuove, negozia leadership territoriali degli uni con gli altri e ostenta l’innovazione nel tentativo vano di mascherare il ritorno al passato con i suoi notabilati e le sue logiche privatistiche.
Essendo l’UDC verso il Partito della Nazione l’antitesi della mio modello di PARTITO,
COMUNICO
Alle S.V. che revoco ufficialmente ogni forma personale di adesione all’UDC verso il Partito della Nazione, nel rispetto del mio elettorato e di coloro che, riponendo in me la loro fiducia politica, hanno aderito al suddetto Partito”.