CASERTA – I dati sulla povertà diffusi dall’ISTAT e relativi al 2011 sono allarmanti e sollecitano l’adozione immediata di misure forti che rilancino la crescita economica, fermino l’aumento della disoccupazione e rimettano in moto i consumi. L’ISTAT segnala che nel 2011 l’11,1% delle famiglie in Italia è relativamente povero, per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Rispetto all’anno precedente, nel 2011 c’è una sostanziale stabilità della povertà relativa, che deriva dal peggioramento del fenomeno delle famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà delle famiglie di dirigenti e impiegati.

Questo conferma che se è vero che la crisi è generale, è altrettanto vero che essa non solo non colpisce tutti in eguale misura ma anzi allarga la forbice sociale, mette a rischio la coesione e può generare, come è già accaduto in altri Paesi europei, proteste sociali preoccupanti. Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più grave: il 23,3% delle famiglie meridionali sono povere, quasi una famiglia su quattro; aumenta inoltre l’intensità della povertà relativa, dal 21,5% al 22,3% in un anno. I poveri, quindi, sono diventati ancora più poveri e oltre ad allargarsi la forbice sociale si allarga sempre di più il divario tra Nord e Sud del Paese. Nel nostro territorio i dati della crisi, nel contesto della Campania, descrivono una situazione di grande criticità; su una popolazione censita di 910.006 abitanti (dati ISTAT 2010): 210.000 sono i disoccupati; 47.000 le persone che vivono di Cassa integrazione e mobilità; 10 milioni di ore di CIG autorizzate; 270.000 pensionati l’80% dei quali vive con redditi inferiori ai 1000 euro mensili e il 50% di essi al di sotto dei 500. Cresce il numero degli inoccupati, coloro cioè che il lavoro neanche lo cercano più; la disoccupazione giovanile è sulla soglia del 50% e in alcune aree su quella del 60% e aumenta sempre di più il numero dei giovani, specie laureati che abbandonano il territorio per andare altrove a cercare sbocchi lavorativi adeguati alla professionalità acquisita. Di fronte a questa situazione occorre certamente un’inversione di tendenza rispetto alle politiche nazionali messe in campo dal Governo: pur nel rispetto del rigore nei conti pubblici occorre una diminuzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese e l’adozione di politiche orientate alla crescita, in modo da rimettere in circolo i consumi e l’occupazione. Ma esse non bastano: occorre che il territorio, le sue istituzioni, le forze sociali e imprenditoriali mettano in campo un Patto, un protocollo di interventi per ridare slancio all’economia locale e per sostenere i consumi specie delle famiglie più disagiate. Innanzitutto occorrono politiche di sostegno alla famiglia, che resta la struttura sociale di base, senza la quale va in pezzi qualunque forma di coesione sociale: come abbiamo detto nel Convegno del 27 giugno sulla famiglia, occorre costruire un nuovo sistema di welfare territoriale che abbia al centro non più il singolo ma il nucleo familiare. Per questi motivi la CISL è orientata a mettere in campo una forte contrattazione e concertazione sociale a livello territoriale con i Comuni e con gli Ambiti intorno alle questioni dell’assistenza socio-sanitaria, del sostegno alle famiglie con portatori di handicap o non auto-sufficienti; sulle questioni del trasporto locale; degli asili-nido e del sostegno alla donna lavoratrice; dell’housing sociale e del sostegno alle giovani coppie. Non è infatti possibile che per un lavoratore casertano, rispetto ad altre aree del Paese, ci sia un costo del 30% in più derivante dalla carenza di servizi e dalla necessità di dover provvedere in proprio. La gravità della situazione è tale che, come la CISL ha più volte segnalato, spesso attirandosi anche critiche ingiustificate, nel nostro territorio aumentano fenomeni quali l’usura e persino la prostituzione di fronte all’insorgere di disagi crescenti. Le risorse occorrenti per le misure di sostegno alle famiglie e ai ceti sociali più colpiti dalla crisi vanno trovate, nonostante le ristrettezze di bilancio derivanti dai minori trasferimenti, nella riduzione dei costi impropri: consulenze inutili e costose, consorzi e società partecipate con Consigli di amministrazione pletorici, enti inutili atti solo a sistemare amici, costi della politica ingiustificati. Accanto a queste misure occorre un Patto sociale con i produttori locali, specie nel campo delle produzioni agricole e agro-alimentari, al fine di creare una filiera territoriale corta tra produzione, distribuzione e consumi, in modo da privilegiare i consumi locali offrendo ad essi prezzi di vantaggio derivanti innanzitutto dai minori costi di trasporto delle merci. Inoltre occorre un’azione sinergica tra forze sociali e istituzioni per rilanciare la politica delle infrastrutture, che è la condizione primaria per attrezzare il territorio, renderlo attrattivo e pronto, all’uscita dalla crisi, ad accogliere investimenti produttivi. Di fronte a questa situazione la CISL di Caserta ritiene non più rinviabile la costruzione congiunta e condivisa tra istituzioni locali, imprenditoria associata e organizzazioni sindacali di un’analisi del territorio e della messa in opera di una strategia finalizzata a costruire risposte, a partire dalle politiche delle infrastrutture senza le quali non c’è futuro di sviluppo. La classe politica e istituzionale deve utilizzare i mesi che ci separano dall’appuntamento elettorale, che come è noto risveglia le fibrillazioni, per definire un’agenda di questioni e interventi atti a fronteggiare le emergenze e prospettare soluzioni di strategia, sapendo creare rete e squadra tra tutti i soggetti territoriali. La Provincia di Caserta che è a rischio di soppressione non può limitarsi a chiedere la sopravvivenza dell’istituzione se non dimostra anzitutto ai cittadini e alle comunità locali la sua utilità e il suo ruolo: altrimenti la sua soppressione sarà vissuta come la soppressione di un costo e non di un Ente indispensabile per il territorio: solo a questa condizione essa potrà contare sul sostegno della società civile e delle forze sociali che in essa si organizzano. Pertanto è importante fare presto e fare bene: la Provincia apra subito un tavolo di confronto con le forze sociali per individuare le cose da fare, per intervenire sui problemi aperti e iniziare a dare risposte, anche parziali, che vadano nella direzione di dare sollievo ai ceti colpiti dalla crisi. Mai come in questa fase il tempo non è una variabile indipendente: ognuno faccia la sua parte. La CISL è pronta a fare la sua.

Carmine Crisci*

*segretario Cisl Caserta

 

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