MATESE – E’ una sorta di “Class action” per riscuotere particolari oneri economici. Diversi comuni, che ospitano gli impianti idroelettrici Enel, si sono associati per attivare le procedure finalizzare al recupero dei sovracanoni del Bim (bacino imbriferi montani) del fiume Volturno. Ente capofila e mandatario è il comune di Piedimonte Matese che dovrà in particolare emanare un bando per la ricerca di professionisti specializzati nel recupero di questi speciali oneri.
I comuni stipuleranno un protocollo d’intesa in cui si fisserà anche il riparto delle somme da richiedere al concessionario Enel. Ma perché vanno all’attacco e rivendicano questi canoni . La normative nazionale stabilisce che i comuni nel cui territorio sono situati degli impianti per la produzione di energia elettrica, e quindi hanno la concessione per l’uso dell’acqua, hanno diritto a queste risorse in base ad una normativa del lontano 1933 un beneficio che è stato ampliato anche ad altre utilizzazioni idroelettriche .Questi sovra-canoni si suddividono in Bim che spettano ai comuni del bacino imbrifero montano in cui ricadono le opere di presa degli impianti idroelettrici e rivieraschi che sono attribuiti a quei comuni che ospitano le strutture sulla base di un regio decreto del ’33. Questi oneri monetari a carico del soggetto concessionario degli impianti idroelettrici sono calcolati tenendo conto una serie di parametri legati alla potenzia nominale media di produzione e vanno indicizzati ed adeguati annualmente. Nell’ambito del Bim del fiume Volturno sono attualmente in funzione -è specificato nella delibera approvata dal comune di Capriati in cui si è conferita la delega al comune capofila- gli impianti di proprietà dell’Enel a Pizzone, Rocchetta. Capovolturno, Ponterotto, Gallo Matese, Capriati al Volturno , e Piedimonte Matese (primo e secondo salto).Interconnessi con questi sono altri impianti realizzati sul Liri- Garigliano. I comuni beneficari dei sovrocanoni Bim sono elencati in un decreto ministeriale del 1979.
Michele Martscelli