BENEVENTO – Dichiarazione dell’assessore provinciale all’ambiente di Benevento Gianluca Aceto sul Parco delle Quattro Acque. «L’intervento dell’Associazione AltraBenevento sul “Parco delle Quattro Acque” non può che raccogliere la mia profonda gratitudine, poiché dà l’occasione di parlare di un progetto che io giudico positivo. Esso potrebbe rappresentare, infatti, una possibilità di sviluppo sostenibile per il territorio sannita, e per l’Alto Tammaro in particolare.
In attesa dell’immancabile dossier alla Procura della Repubblica, che costituisce da sempre la cifra di AltraBenevento, il suo apporto concretamente più evidente alla cultura della legalità e allo sviluppo del Sannio, mi sia innanzitutto concesso di precisare che il “Parco delle Quattro Acque”, proposta dell’architetto Italo Rota, è cosa diversa dalla centrale idroelettrica, oggetto delle odierne osservazioni dei Trettré. Intanto, il tridente Corona-Sandrucci-Fioretti, che nemmeno il Maradona-Giordano-Careca dei tempi d’oro potrebbe eguagliare nei sogni dei cittadini sanniti, en passant augura a questi ultimi di perdere la Provincia, giusto per mostrare il grado di durezza e purezza che li contraddistingue dalle masse popolari. L’architetto Rota, che non è l’ultimo fesso al mondo, presentò l’idea del “Parco delle Quattro Acque” all’Expo di Saragozza (anni 2006-2008), facendosi apprezzare in tutto il mondo. La proposta sannita, i cui contenuti sono ampiamente disponibili, nasce da lì. Probabilmente il tentativo di creare un modello per un progetto che travalica i confini provinciali è il primo elemento di fastidio per tutti quelli che preferiscono le paludi al mare aperto. Il “contributo” di AltraBenevento, mi pare, verte soprattutto sulla centrale idroelettrica. Rispondo pertanto alle domande poste. Io credo nelle fonti rinnovabili, e non soltanto perché ce lo impone il Protocollo di Kyoto (che l’Italia e la Campania stanno paurosamente disattendendo). La mia gerarchia è la seguente: 1. Risparmio energetico; 2. Ex aequo tra idroelettrico ed eolico razionale (che distinguo da quello selvaggio che ha aggredito il Fortore, ad esempio); 3. Geotermia (a partire da quella a bassa entalpia). Sono allora a favore della centrale idroelettrica perché la considero alternativa a “Luminosa”, ai combustibili fossili come il petrolio. Escludo infatti che si possa tornare alle candele, come forse piacerebbe ai Trettré. Mettere sullo stesso piano il petrolio (e le trivelle che vorrebbero perforare anche il Sannio) e l’idroelettrico fa sbellicare dal ridere e rischia di mettere il buonumore finanche a me. Certo, a leggere le parole di AltraBenevento dovremmo dichiarare guerra alla Svizzera, poiché anche la Repower proviene da quel Paese. Potrebbe essere una strada da perseguire: annettere la Svizzera e nazionalizzare la Repower. Mentre richiamiamo l’ambasciatore e prepariamo la dichiarazione di guerra, io sono per fare scelte chiare, che porto avanti senza farmi tirare per la giacca da chi è abituato a dettar legge sulla base di una presunta (e autoreferenziale) superiorità morale e intellettuale. Forse è questo che spaventa? Che un amministratore pubblico abbia addirittura la pretesa di non ricevere lezioni di moralità da chicchessia? Ad esempio, io scelgo chiaramente di ricavare energia dai rifiuti, e segnatamente sono a favore della digestione anaerobica della parte umida, seguita preferibilmente dal compostaggio. Sono contrario invece all’incenerimento della frazione secca, che considero una pratica superata e irrazionale. In altri termini, le due opzioni disegnano due modelli alternativi, e io scelgo quello che ritengo più sostenibile e meno impattante. Lo stesso vale per l’idroelettrico, che ha evidentemente degli impatti, poiché sono necessarie delle strutture e degli impianti. Bisogna allora valutare il bilancio tra costi e benefici, sapendo che il prezzo principale ce lo siamo già sorbiti con la diga, al cui proposito non ho mai sentito dire nulla dagli autorevoli rappresentanti di AltraBenevento. Se oggi dovessi scegliere di costruire una diga, ci penserei non una ma mille volte. Il fatto è che il progetto fu ideato più di quarant’anni fa e la costruzione iniziò nel 1981. Che fare, oggi? Organizzare un giro in barca insieme ai Trettré, la domenica, o verificare se è possibile rendere produttiva una struttura che è già costata centinaia di milioni di euro e tanti problemi? Il vero punto, io credo, è quello della sicurezza complessiva dell’intervento e dei versanti in particolare, su cui bisogna essere oltremodo attenti ed ascoltare la voce di tutti. Sarei tentato di invitare AltraBenevento ad un tavolo tecnico, ma sono convinto che il sodalizio uno e trino non accetterebbe, come fece proprio con il tavolo tecnico “Luminosa”. È evidente che il confronto non fa parte della missione statutaria dell’associazione, che oltre a proclamarsi contro il malaffare è anche contro il dialogo costruttivo. Riguardo allo sconvolgimento e alla devastazione degli equilibri ambientali e della risorsa acqua, beh, io sono talmente “preoccupato” che ho presentato, insieme all’Autorità di Bacino, la proposta progettuale per la potabilizzazione dell’acqua della diga, chiedendo al Governo di inserire il progetto tra le priorità strategiche del Mezzogiorno. Nei prossimi mesi dovrebbe pervenire una risposta, che naturalmente spero sarà positiva. L’uso potabile e quello irriguo rappresentano le altre due potenzialità di una risorsa importantissima, da gestire con oculatezza e lungimiranza. Io considero di buon auspicio l’intervento dei Trettré. Ricordo che, tanti anni fa, si opposero alla pedonalizzazione del Corso Garibaldi, a Benevento, e oggi è diventato il cuore e il punto di ritrovo del capoluogo. Si oppongono al depuratore (in luogo della costruzione di una pletora di minimpianti, privi di ogni fattibilità) e intanto si riesce ad ottenere dal CIPE i dieci milioni necessari al collettamento (altri 32 milioni li abbiamo avuti dal Grande Progetto, ma AltraBenevento lo ignora o forse non è interessata come dice al risanamento dei fiumi). Magari a breve ci approveranno la potabilizzazione dell’acqua di Campolattaro, a cui sicuramente il “Tridente dei sogni” troverà il modo di opporsi. Le perle di AltraBenevento ormai sono decine. Ricordo quella sulla modifica del Piano di Coordinamento Territoriale, che a detta loro consentirebbe la costruzione delle Luminosa. Davvero memorabile. Insomma, sembra proprio che ci sia fastidio e accanimento nei confronti di chi prova a incidere realmente, e non solo a chiacchiere, quando con modestia cerca di dare un senso all’incarico che provvisoriamente ricopre. Ma questo accade da sempre e fa parte dell’indole degli uomini e delle donne. Ci vuole sempre più pazienza. Ed è proprio nell’esercizio estremo di tale virtù che eviterò di rispondere ad ulteriori “sollecitazioni” che dovessero pervenire sull’argomento».