Convalidato, dalla Cassazione, il ricorso pesante alle misure cautelari per chi, in maniera violenta, ostacola in Campania la raccolta dei rifiuti e il loro conferimento nelle discariche.
La Suprema Corte, infatti, ha detto ‘s’ al divieto di dimora nel comune di Terzigno (Napoli) a carico di Alberto Aliberti, un ventottenne molto attivo nel contrasto violento alla raccolta dei rifiuti nella discarica di Cava Sari, nel comune vesuviano. Il provvedimento era stato emesso dal gip di Nola lo scorso tre marzo per violenza privata “per avere impedito (ponendo il proprio veicolo di traverso nella sede stradale) il passaggio di un automezzo adibito alla discarica dei rifiuti sita nel luogo”. Il fatto era avvenuto all’inizio dello scorso marzo e portò all’arresto in flagranza. Senza successo, Aliberti ha contestato l’espulsione da Terzigno in Cassazione sostenendo che non c’era il rischio di reiterazione. I supremi giudici – con la sentenza 40212 – gli hanno risposto che ci sono “esaustive motivazioni” sulla “concretezza e attualità del pericolo di reiterazione della condotta criminosa” anche con riferimento alla “personalità dell’imputato”. In precedenza, Aliberti durante una manifestazione a Napoli, lo scorso febbraio, aveva ferito un poliziotto. Dopo aver bloccato l’autocompattatore all’ingresso di Cava Sari, il ventottenne con due complici aveva picchiato i due autisti del mezzo e aveva tentato di darlo alle fiamme. Poi i tre erano fuggiti in auto e venivano fermati dai carabinieri. A bordo, fu trovato un manifesto del movimento ‘Difesa del territorio area vesuviana e Collettivo area vesuviana’ il cui contenuto esortava alla protesta contro la presenza di discariche e inceneritori.