CASERTA – E’ già abbastanza grottesco di per sé, realizzare che mentre i capitelli della Reggia si sbriciolano, i viali secondari del Parco sono invasi da erbacce e rifiuti, pesci morti vengono a galla nelle vasche, le presenze turistiche da 13 anni ad oggi sono più che dimezzate, l’argomento che sta più a cuore ai dipendenti della Soprintendenza ai Beni Culturali in servizio nel complesso vanvitelliano è… dove parcheggiare l’auto!
Grottesco, ma non sorprendente: non è altro che l’ultimo esempio di come, dalle nostre parti, manchi completamente la cultura del cosiddetto “mobility management”, facilmente traducibile in “gestione della mobilità” per i non amanti degli anglofonismi . Nell’ormai lontano 1998, un Decreto dell’allora Ministro per l’Ambiente Ronchi sanciva l’obbligatorietà della redazione del piano di spostamenti casa lavoro (PSCL) per tutte le aziende o enti con più di 300 dipendenti, a cura del “mobility manager aziendale” e da inviare al Comune di riferimento, dove un “mobility manager d’area” avrebbe dovuto collezionare tutti questi dati e fungere da raccordo tra la domanda (aziende ed enti) e l’offerta (amministrazione comunale) di mobilità. I mobility manager avrebbero inoltre il compito di incidere sugli “spostamenti abitudinari”, incentivando le persone a scegliere mezzi diversi, collettivi o a minore impatto ambientale, in luogo dell’auto privata, compatibilmente con le distanze, la provenienza o altre esigenze particolari. Tutto questo è mai stato fatto, dalla Soprintendenza di Caserta? Riteniamo di no, come non lo hanno fatto il 99% di enti ed aziende che avrebbero dovuto ai sensi del succitato D.M.. Diversamente, ora forse sapremmo quanti lavoratori della Reggia hanno realmente la necessità di arrivare con l’auto privata fin dentro le mura del complesso vanvitelliano, e quanti invece potrebbero farne a meno, magari opportunamente formati ed incentivati, anche tenendo conto del fatto che la stazione ferroviaria ed il terminal bus sono a duecento metri. Si parla, insomma, sempre di dove mettere le auto, e mai di come ridurne il numero! Anche dalle nostre parti, sarebbe ora di rendersi conto che non può più esistere il diritto incondizionato a spostarsi sempre e comunque in automobile. C’è un problema oggettivo di spazi, ed uno soggettivo, ma sempre più largamente condiviso, di incompatibilità tra il “bello” di arte e cultura ed il “brutto” di lamiere, marmitte e gas di scarico.
Francesco Apperti (Speranza per Caserta)