TERAMO – Ergastolo. E senza attenuanti. Anzi: con tre aggravanti particolarmente pesanti. E’ questa la richiesta della Procura di Teramo nei confronti di Salvatore Parolisi accusato di aver ucciso con 35 coltellate la moglie Melania Rea il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, in Abruzzo. Carcere a vita, quindi, nonostante il rito abbreviato, perché oltre all’omicidio, al caporalmaggiore capo, Parolisi, vengono imputati anche la minorata difesa, la crudeltà, e il vilipendio aggravato sul corpo per depistare le accuse da sé.
Il reato di vilipendio comporta una pena minima di sei anni e così grazie all’istituto del rito abbreviato, la Procura, guidata dai pm Davide Rosati e Greta Aloisi, ha potuto abbonare un terzo della pena a Salvatore perché era stato previsto anche l’isolamento diurno. Secondo l’accusa, nella parte della requisitoria condotta dalla Aloisi, Salvatore Parolisi avrebbe ucciso la moglie nel bosco di Ripe di Civitella e non si sarebbe mai recato sul pianoro di San Marco, nelle Marche, sotto Ascoli Piceno, da dove partì la vicenda con la denuncia, considerata un depistaggio di Parolisi, che sostenne che subito dopo l’ora di pranzo di quel 18 aprile la moglie sparì dopo essersi allontanata da lui e dalla figlia Vittoria per andare alla toilette. E’ colpevole, Parolisi, secondo l’accusa, perché nessun testimone dei 50 rintracciati lo ha mai visto con la famiglia in quelle ore indicate da Parolisi sul pianoro di San Marco. Perché Parolisi era a Ripe di Civitella dove con 35 coltellate ha ucciso la madre di sua figlia Vittoria. Quella che doveva essere solo la giornata delle requisitorie, dopo i pm ha parlato l’avvocato di parte civile, Mauro Gionni, piccolo colpo di scena con la richiesta, accolta, da parte della difesa di Parolisi di iniziare subito l’arringa. “Bene – hanno detto in coro i familiari Rea presenti – vuol dire che così venerdì prossimo 26 ottobre avremo sicuramente la sentenza”. Sentenza che a partire da papà Gennaro Rea i familiari si auspicano sia di condanna. Per arrivare alla richiesta di condanna di Salvatore Parolisi il Pm Rosati ha ammesso da un lato che “non abbiamo la prova provata”, ma secondo l’accusa è altrettanto evidente che “la nostra ricostruzione è come un un puzzle con tante tessere che se messe tutte insieme fanno un quadro preciso di quello che è a tutti gli effetti un processo indiziario”, che porta inevitabilmente, secondo la Procura, e i familiari alla colpevolezza di Parolisi. Quella che dovrebbe essere la penultima giornata del Processo Melania ha ancora una volta sottolineato l’assenza dei familiari di Parolisi: i parenti Rea in aula hanno detto di averlo trovato “superficiale, assente totale, a volte sbruffone”. Ma hanno anche notato per la prima volta come Parolisi sia stato più nervoso del solito quando il pm Rosati ha chiesto al giudice Marina Tommolini di applicare per lui la pena dell’ergastolo. La sentenza, come confermato anche dai pm che hanno permesso alla difesa dei legali Gentile e Biscotti di iniziare l’arringa con una settimana di anticipo rispetto al programma previsto, arriverà venerdì prossimo 26 ottobre quando il giudice Tommolini dopo la fine dell’arringa difensiva e le controrepliche, si chiuderà in camera di consiglio per emettere il verdetto.