NAPOLI – La Dia di Napoli ha eseguito un provvedimento di custodia in carcere nei confronti del boss della camorra Francesco Bidognetti accusato di disastro ambientale. Bidognetti, che è in carcere a Parma in regime di 41bis, avrebbe avvelenato falde acquifere per favorire il clan dei Casalesi.

Un’accusa importane per le popolazioni campane che, in questi anni, complice l’aumento delle malattie gravi, hanno preso coscienza della devastazione ambientale messa in atto dal clan che non ha avuto scrupoli nel trasformare le campagne della campania felix in sversatoi di rifiuti speciali e pericolosi.

Secondo la DDA di Napoli che ha coordinato le indagini Bidognetti, tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni ’90 avrebbe smaltito illegalmente in alcune discariche site a Giugliano di Napoli, in localita’ Scafarea, attraverso la società Ecologia 89 che dirigeva, oltre 800mila tonnellate di rifiuti, in gran parte pericolosi provenienti da aziende del Nord, come l’Acna di Cengio; rifiuti che avrebbero prodotto 57mila tonnellate di percolato che avrebbe poi avvelenato le falde acquifere. la società “Ecologia 89” del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti venivano sversati scarti industriali provenienti prevalentemente dal Nord Italia, in particolare dall’Acna di Cengio. L’azienda fu creata con altre persone per coprire l’illegale smaltimento.

Con lo storico boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti nel provvedimento sono citati, tra gli altri Giulio Facchi, già subcommissario all’emergenza rifiuti, Gaetano Cerci e soprattutto Cipriano Chianese (arrestato nel 2006 e tuttora ai domiciliari, ndr) per i quali il gip ha ritenuto non sussistenti le esigenze cautelari. Chianese, 61 anni, fu il titolare della Setri e della Resit srl, società che gestivano le discariche ubicate su un’area di 21,4 ettari. Per i fatti oggetti del provvedimento è già in corso al Gup di Napoli il processo con rito abbreviato a carico Bidognetti e altri imputati; per il delitto di avvelenamento invece è la Corte d’Assise di Napoli a procedere.

Oltre al disastro ambientale causato da Bidognetti è stato anche accertato un grave inquinamento della falda acquifera sottostante le discarica del Giuglianese, nel Napoletano. Le acque avvelenate venivano utilizzate per irrigare le colture e anche per scopi alimentari, non solo dalle popolazioni locali ma anche da quelle residenti in zone extraprovinciali, che hanno potenzialmente assunto sostanze cancerogene. Il disastro, secondo l’ordinanza della Dda, è durato circa un ventennio.

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