GIUGLIANO – «I tecnici ci hanno spiegato che basterebbero 8 mesi e tra i seicento e gli ottocentomila euro per rendere pienamente funzionale alla biostabilizzazione questo impianto. Non ci hanno potuto spiegare, invece, perché tutto questo ancora non si è fatto, perché allo Stir di Giugliano, dalla sua apertura nel 2001 fino ad oggi, passando dalla Fibe alla SAPNA non si faccia altro che tritovagliatura e divisione di umido e secco, perché, dalla passata ispezione condotta da questa commissione, oltre 12 mesi fa,

dove pure sembrava prossimo l’avvio di almeno una linea di biostabilizzazione, ancora si è costretti a spedire fuori regione una frazione umida non stabilizzata e quindi più pesante e più cara» lo afferma Antonio Amato, Presidente della commissione regionale bonifiche e siti smaltimento rifiuti che questa mattina ha effettuato un sopralluogo allo STIR di Giugliano accompagnato dai responsabili SAPNA dell’impianto, il geometra Roberto Punzo e l’ingengere Gaetano Vitiello. «Lo Stir raccoglie ogni giorno tra le 700 e le 900 tonnellate di rifiuti giungendo a picchi di 1100 tonnellate. Purtroppo continua ad arrivare di tutto, a dimostrazione di una differenziata che stenta a decollare e delle cattive abitudini che sono dure a morire. Tra i rifiuti tritovagliati, la parte secca va in parte ad Acerra, in parte ai termovalorizzatori di Brescia e Triestre. Parte ha viaggiato anche verso l’Olanda ma ad oggi i conferimenti fuori Italia sono fermi. La parte umida» continua Amato «va a discariche fuori regione, del sud e del nord, con costi molto elevati, più di 90 euro a tonnellata oltre gli oneri di viaggio, resi ancora più alti dal fatto che manca il trattamento biologico che determinerebbe una perdita di peso anche superiore al 30% . Dobbiamo solo sperare che il Consiglio di Stato, il prossimo gennaio, confermi almeno che l’umido in uscita sia comparabile a rifiuto speciale. Se così non fosse, saremmo in una situazione senza sbocchi. Se ci fosse stata già la biostabilizzazione anche questa possibilità sarebbe invece meno pesante» I tecnici hanno assicurato che un primo impianto per la stabilizzazione potrebbe essere pronto entro un paio di mesi «Purtroppo queste indicazioni non possono rassicurarci, perché molto simili a quelle ascoltate già un anno fa. Inoltre, ancora oggi il luogo che dovrebbe ospitare l’impianto è pieno di umido trito vagliato per sopravvenute, ma qui solite, difficoltà di conferimento. Dove dovrebbe essere realizzato il secondo impianto di trattamento biologico, invece, oltre ai cumuli di trito vagliato ci sono pure i macchinari realizzati dalla FIBE, all’avanguardia 10 anni fa, ma ormai obsoleti e inservibili. Dovranno essere demoliti, l’ennesimo spreco». La commissione ha anche visionato l’area dove dovrebbe sorgere un impianto di digestione anaerobica di cui è stato pubblicato il bando di gara «Dal bando abbiamo appreso di una tempistica che prevede l’entrata in esercizio provvisorio per il 2017, decisamente oltre le previsioni del piano regionale rifiuti. La spesa complessiva sarà superiore ai 24 milioni di euro, e dubbi ci vengono sul costo di smaltimento che a base d’asta sembra un po’ alto. Ma, soprattutto, c’è da chiedersi dove verrà portato il rifiuto “digestato”, quello che non potrà essere bruciato per produrre energia elettrica. In ogni caso» afferma Amato «la priorità è realizzare la biostabilizzazione. E’ inconcepibile trovare un impianto ancora in queste condizioni, e viene anche il dubbio che, a fronte di una situazione per alcuni molto lucrosa, ci siano zone d’ombra nelle quali ci si adopera perché nulla cambi. C’è la necessità di risposte certe e trasparenza» conclude il Presidente della Commissione «anche per questo abbiamo già richiesto a SAPNA l’elenco completo delle nuove ditte che trasportano rifiuti, delle discariche di conferimento e dei relativi costi»

 

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