SANT’ARPINO – Magliette con la sua foto. Palloncini bianchi. Striscioni. E le note della banda musicale come frecce che trafiggono il cuore. L’ultimo saluto a Carlo Arena è stato straziante. Sotto il sole battente c’erano circa mille e cinquecento persone. Tutte affrante e addolorate. Distrutti i parenti del 17enne morto in mare a Castel Volturno. Il papà e la mamma “sventrati” da un dolore lancinante, inconsolabile. Le sue due sorelle e il fratello con i volti rigati dalle lacrime e gli sguardi persi nel vuoto alla ricerca di un perché che non si può trovare.

Il feretro di Carlo è giunto nella chiesa di Sant’Elpidio verso le 14. E il via vai è stato costante e quasi interminabile. Presenti il sindaco Eugenio Di Santo, gli amministratori comunali e tutte le istituzioni locali. La tragica scomparsa di Carlo Arena ha fatto rivivere ai santarpinesi un’altra morte che unì nel dolore i cittadini, quella di Rosario Dell’Aversana, anch’egli deceduto giovanissimo in mare nel 1988. La messa è iniziata alle 16.00, officiata da padre Luigi Arena, zio dello sfortunato 17enne.

Il prelato, visibilmente scosso (a stento è riuscito a trattenere le lacrime) ha ricordato i tanti improvvisi e traumatici lutti che nel giro di poco tempo hanno colpito la famiglia Arena. Lo scorso giugno un cugino di Carlo è deceduto alla tenera età di 7 anni. Sei anni fa perse la vita il nonno del 17enne in un incidente stradale sulla Nola-Villa Literno. Insomma, nel giro di poco tempo la famiglia Arena ha pianto per la morte di tre cari. Tre perdite che hanno gettato nella disperazione parenti e amici.

E proprio gli amici di Carlo hanno invaso piazza Umberto I. Molti di loro indossavano magliette con il suo volto. Hanno appeso ai balconi striscioni con frasi toccanti per ricordarlo. All’uscita del feretro dalla chiesa hanno lanciato in cielo decine di palloncini bianchi. Avevano tutti gli occhi gonfi di lacrime, sguardi attoniti e sentimenti di rabbia per una morte assurda di un ragazzo che amava la vita.

Quando la bara è stata trasportata a spalla dagli amici in piazza c’è stato il momento più commovente delle esequie. E’ affiorata la tragica consapevolezza che quel ragazzo vivace e socievole, che aiutava il papà panettiere lavorando sodo, andava via per sempre. Non avrebbe più abbracciato i suoi cari. Non avrebbe più trascorso le serate con gli amici. Non avrebbe sorriso più. Come non sorrideranno più come prima i suoi genitori, le sue sorelle e suo fratello.

Davanti al feretro portato a spalla al cimitero la banda musicale. Note che gelavano il cuore. Che “torturavano” la mente. Che straziavano l’anima. Come quel “ciao” rivolto a Carlo dai suoi amici mentre la sua bara veniva riposta al cimitero. Un ciao che purtroppo è un addio.

Mario De Michele

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