Prosegue senza sosta l’attività investigativa dei Carabinieri del Comando Provinciale di Benevento nei confronti dei cittadini albanesi ritenuti responsabili delle rapine consumate in abitazioni e ville isolate, nei mesi scorsi, in alcuni centri della nostra provincia. Infatti, ieri notte, a Tarvisio (UD), è stato arrestato, mentre viaggiava su un treno proveniente da Vienna e diretto a Roma, il cittadino albanese Ervin Jakimi, senza fissa dimora.
Il giovane, era destinatario di ben due ordinanze di custodia cautelare in carcere per rapina pluriaggravata, detenzione illegale di armi ed altro, emessi nei suoi confronti dal G.I.P. del Tribunale di Benevento e dal G.I.P. del Tribunale di Avellino, in quanto ritenuto responsabile, insieme ad altri complici, di diversi episodi criminosi commessi nella provincia sannita. In particolare, delle rapine in abitazioni avvenute: in Castelvenere (BN), il 18 luglio 2013; in Solopaca (BN), il 21 agosto 2013; in Torrecuso (BN) il 26 agosto 2013; in Monteforte Irpino (AV) il 27 agosto 2013
Jakimi, durante un normale controllo del passaporto, è stato fermato al posto di frontiera con l’Italia, su segnalazione dei Carabinieri di Benevento, che avevano diramato le sue ricerche in campo nazionale e, dopo essere stato arrestato, è stato tradotto presso il carcere di Tolmezzo (UD) a disposizione dell’Autorità Giudiziaria beneventana e irpina.
Nei confronti dello Jakimi e dei suoi complici, la task-force investigativa dei Carabinieri, composta dai militari del Reparto Operativo e dei Nuclei Operativi delle Compagnie di Cerreto Sannita e Montesarchio, aveva raccolto una serie di elementi di colpevolezza oggettivi, tali da consentire l’emissione, da parte dell’Autorità Giudiziaria, dei due provvedimenti restrittivi in questione.
Salgono così a cinque gli albanesi arrestati in totale dai Carabinieri: come si ricorderà gli altri complici, sono nell’ordine: Jakimi ardit a Casoria (NA) il 18 settembre scorso, Xheta Miftar, a San Marcellino (CE) il 23 settembre, e Leka Vangjel a Bari, il 27 ottobre, mentre rientrava dall’Albania e Geca Mamhur, arrestato il 7 novembre scorso sempre a Tarvisio.
La tecnica utilizzata dalla banda, come si ricorderà, era sempre la stessa: i banditi, armati di pistola e fucili, e bastone, generalmente tre o quattro, entravano nelle abitazioni, approfittando del fatto che durante la bella stagione le vittime erano solite lasciare le finestre e le porte aperte e, quindi, dopo aver rinchiuso le vittime in una stanza, sotto la minaccia delle armi, si facevano consegnare oggetti in oro e contanti e poi si dileguavano a bordo di uno o più veicoli appositamente rubati qualche giorno prima.
Infatti, va ricordato che, a Cardito e a Caivano, comuni a ridosso dell’hinterland napoletano, gli investigatori avevano rinvenuto due delle autovetture utilizzate dai rapinatori: un’Alfa Romeo 159, usata dai malviventi per compiere la rapina, avvenuta il 22 agosto scorso in Sant’Agata dei Goti, nonché una Fiat Panda, utilizzata dai banditi per la rapina del 21 agosto, a Solopaca, a bordo delle quali furono trovate diverse tracce utili per individuare i malviventi e alcune armi trafugate durante le rapine di Solopaca e Torrecuso, abbandonate dai banditi.