CASAL DI PRINCIPE – Ricorrendo il diciannovesimo anniversario della morte di Don Peppino Diana, la Diocesi di Aversa vuole ricordare il suo figlio e fratello sacerdote ucciso dalla violenta prepotenza camorrista.
Consapevole che ogni sacerdote è chiamato ad una particolare configurazione e consacrazione alla presenza di Gesù, l’unico sacerdote “della nuova ed eterna alleanza”, la comunità cristiana, come già negli anni precedenti, ricorderà Don Peppino nella celebrazione della santa eucaristia, nella celebrazione del sacrificio del Cristo, del Figlio di Dio venuto nel mondo per annunciare e testimoniare la volontà del Padre, per offrire ad ogni uomo la redenzione dal peccato.
In questo senso, la Diocesi di Aversa, celebrando questo diciannovesimo anniversario nel pieno dell’Anno della fede, proposto a tutta la Chiesa dal Papa Benedetto XVI, ne richiama le ispirate parole: “Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine”. (Porta fidei, 15)
Sulla stessa linea, già lo scorso anno, nel ventesimo anniversario della pubblicazione del documento voluto da Don Peppino Diana e dai Parroci della Forania di Casal di Principe con il titolo“Per amore del mio popolo non tacerò”, i Sacerdoti della stessa zona pastorale hanno evidenziato che: “Come già auspicava il documento del 1991, la comunità ecclesiale ha dato in questi anni il suo valido contributo cercando di far crescere quel senso civico che nei cristiani nasce dal coniugare vita di fede e testimonianza di impegno civile, frequenza ai sacramenti e partecipazione alla vita pubblica. I Parroci non hanno mai smesso di richiamare il popolo alla conversione e le parrocchie sono state luoghi di aggregazione positiva e di formazione per le giovani generazioni”.
Ugualmente, proprio commentando quel documento, in un’intervista rilasciata al giornalista Marco Sarno e pubblicata sul quotidiano “Repubblica” il 25 ottobre 1993, pochi mesi prima della sua morte, lo stesso Don Peppino Diana, rifiutando definizioni d’effetto, dichiarò quale fosse lo spirito del suo impegno: “Non sono un politico ma un uomo di chiesa che si limita a lottare, accanto alla gente che abita questi luoghi, nel tentativo di affermare quei diritti che il malgoverno e la camorra hanno sempre negato”.
Il diciannovesimo anniversario dell’uccisione del sacerdote Peppino Diana ci permette, oggi, di rileggere il senso della testimonianza di un impegno, suggellato dal sacrificio della vita, una testimonianza che interpella ancora i credenti e gli uomini di buona volontà e che invita, chiama ad un rinnovato e consapevole impegno per la crescita umana delle relazioni e delle forme organizzative della società civile del nostro territorio.
La testimonianza della comunità cristiana in una terra, in una società di uomini ha le sue caratteristiche fondamentali ed i suoi punti di forza nella fede in Cristo Signore, nel suo Vangelo, nella celebrazione dei sacramenti della salvezza. Come già scrivevano i Vescovi Italiani nella Nota pastorale “Per un paese solidale, Chiesa e Mezzogiorno” (Roma, 2010), “Le comunità cristiane costituiscono un inestimabile patrimonio e un fattore di sviluppo e di coesione di cui si avvale l’intero tessuto sociale. Lo sono in quanto realtà ecclesiali, edificate dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e dalla comunione fraterna, dedite alla formazione delle coscienze e alla testimonianza della verità e dell’amore. Fedeli alla loro identità, costituiscono anche un prezioso tessuto connettivo nel territorio, un centro nevralgico di progettualità culturale, una scuola di passione e di dedizione civile” (14).
Accogliendo quanto la stessa Nota pastorale dice di Don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993, che sarà prossimamente dichiarato “beato” dalla Chiesa, la Diocesi di Aversa, in occasione di questa celebrazione in memoria di Don Peppino Diana, vorrà soprattutto riprendere e rimeditare il valore della testimonianza che, oltre ogni atteggiamento o visione di eroismo solitario, è messaggio che comunica e chiama a condividere, nella luce della fede comune, un sincero amore alla verità, una robusta fedeltà alla giustizia verso ogni uomo, una serena speranza che, sul modello di Gesù, si traduce sempre in generosa offerta di carità fraterna, in dono di redenzione e di salvezza per tutti gli uomini.
Il programma della celebrazione del diciannovesimo anniversario dell’uccisione di Don Peppino Diana, nel pomeriggio del prossimo 19 marzo 2013 prevede, dopo la
- concelebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Aversa, nella Chiesa Parrocchiale di “San Nicola di Bari” in Casal di Principe,
- una conversazione sul valore della testimonianza di vita come autentica forza di orientamento e di proposta di cambiamento e di crescita per la vita dell’umanità.
Condurranno la riflessione
- S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, e Postulatore della causa di Beatificazione di Don Pino Puglisi,
- Dott. Donato Ceglie, Magistrato presso la Procura Generale della Repubblica di Napoli.
Come Chiesa aversana oggi ancora riaffermiamo quanto già lo scorso anno abbiamo detto con la pubblicazione “… poiché il cielo rosseggia” (Mt 16,2):
“Con Gesù anche noi guardiamo i segni del rinascere della nostra terra, delle nostre comunità nelle quali vogliamo essere partecipi di una nuova primavera di vita.
Così vogliamo essere vicini ai tanti che si impegnano nel servizio della società e cooperano al bene comune; ai tanti che tendono a sostenere chi non ha alcun sostegno o tutela alla propria crescita e alla propria vita; ai tanti che testimoniano e propongono un’appassionata attenzione alla pulizia da ogni inquinamento ed alla cura rispettosa e amorevole della nostra terra; ai tanti che mostrano coerenza nel vivere con onesto senso della giustizia il proprio impegno di cittadini.
Al tempo in cui i seguaci di idoli morti perseguitavano gli adoratori dell’unico, vero Dio, del Dio che ama la vita, Tertulliano insegnava che “il sangue dei cristiani è un seme”.
Noi crediamo e sappiamo che il sacrificio di don Peppino Diana, e di altri che come lui hanno testimoniato fedeltà e amore alla vita della nostra gente, è annunzio che genera desiderio di vera libertà nel bene e nel dialogo; è speranza di veder nascere nuovi rapporti di amicizia tra uomini veri, tra uomini che vogliono vivere una fede autentica nel Dio Padre di tutti, ed una fraternità sincera nel nome del suo Figlio Gesù Cristo. Per questo crediamo di vedere tanti segni di vita che germoglia e che desideriamo coltivare e sostenere nella loro crescita, sempre certi che solo la vita genera nuova vita”.