Una biblioteca diocesana gremita fino all’ultimo posto in piedi ha fatto da cornice al corso di formazione organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, in collaborazione con l’associazione giornalisti casertani Trenta Righe, primo ed unico appuntamento organizzato, fino ad ora, nel Capoluogo. I lavori sono stati aperti da Giuseppe Perrotta, presidente dell’associazione Trenta Righe, seguito a ruota dal giudice di Cassazione Raffaello Magi che ha tenuto una lectio magistralis su diversi punti attinenti la formazione: dalla diffamazione stampa alla responsabilità civile, passando per la violazione del segreto istruttorio fino alla privacy. Il giudice Magi ha ricordati casi estremi come la condanna di Google per la pubblicazione di un video di un disabile maltrattato e la condanna del direttore di Libero Maurizio Belpietro a quattro mesi di carcere poi tradotta in multa pecuniaria dalla Corte Europea, fino al rinvio a giudizio di Marco Travaglio per un editoriale contro la collega di Rai1 Grazia Graziadei. “Il diritto di critica e la libertà di stampa che vengono sanciti dalla Costituzione – ha affermato il giudice di Cassazione – devono rientrare sempre nei limiti della verità. Non si può criticare partendo da una notizia falsa”. Magi ha richiamato poi i giornalisti ad un maggiore lavoro di inchiesta. “La stampa dovrebbe fare una maggiore ricerca autonoma per avere dati certi” ha aggiunto il giudice che non ha mancato di richiamare anche la necessità di un maggior rapporto tra i giudici ed i giornalisti. “Non possiamo evitare di parlare con la stampa e poi lamentarci se poi escono notizie diverse dalla realtà quando si trattano casi particolari. Sarebbe meglio aprire ad un dialogo che sarebbe utile per tutti ed in primis ai cittadini che verrebbero a conoscerà della verità delle indagini”. Dopo le incalzanti domande dei giornalisti al giudice Magi, è stato il turno del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli entrare nello specifico del codice etico dei giornalisti, ricordando tutte le prescrizioni, dalla Legge 69/63 che, all’articolo 2, prescrive tutti i diritti ed i doveri della professione, passando dalla Carta di Treviso alla Carta di Roma. “Le regola della nostra professione sono chiare e, soprattutto, le ritroviamo sia nella Costituzione che nella legge del 1963. E’ fondamentale conoscere le nostre regole per poter offrire un lavoro perfetto ai nostri lettori, coi quali dobbiamo creare un legame stretto”. A chiudere i lavori è stato Carlo Verna, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che si soffermato sulle riforme nazionali che dovrà affrontare a breve l’Ordine, a partire dalla riduzione dei membri. “E’ impensabile che, ad oggi, vi siano oltre 140 membri nel Consiglio dell’Ordine. In questo modo non si riuscirà mai a lavorare bene”. Una riflessione importante è stata poi anche quella sul lavoro nero: “Noi oggi siamo l’unico Ordine professionale che prima ti fa lavorare e poi ti fa diventare giornalista, iscrivendoti all’Ordine. C’è la necessità di creare un’informazione garantita”.

 

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