La più grande azienda agricola confiscata del sud Italia, più di 200 ettari di terreno, 20 resideze e 14 immobili, un vero e proprio borgo con tanto di case, chiesa e scuola dove, quando ancora era di proprietà della Cirio, lavoravano e vivevano centinaia di persone, e l’intero comune di Santa Maria La Fossa gravitava intorno all’economia prodotta qui. E’ la Balzana, acquistata, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella metà degli anni ’90 dai massimi vertici dell’organizzazione criminale dei Casalesi (Schiavone, De Falco e Bidognetti) per poco più di 10 miliardi di lire, formalmente da Dante Passarelli ai cui eredi è stata poi confiscata, per 2/3 nell’ambito del processo Spartacus mentre il restante nel settembre 2013 con provvedimento del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Trasferita al patrimonio del comune di Santa Maria La Fossa, è stata al centro di una lunga querelle giudiziaria, oggi risolta, con gli eredi Passarelli, e pur essendo il più importante complesso agricolo confiscato della Campania, e tra i più imponenti di Italia, versa ancora oggi in uno stato di completo abbandono. E’ qui che domani dalle 18,00 farà tappa il Festival dell’impegno Civile, la prima manifestazione italiana interamente realizzata sui beni sottratti alle mafie, promossa dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera coordinamento provinciale di Caserta. Un “Aperislow” organizzato in collaborazione con Slow Food Campania, Unipan, Collegamento Campano contro le camorre, cui parteciperanno anche il Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio Amato e il sindaco di Santa Maria Antonio Papa, per riaccendere i riflettori su questo bene e pure per presentare un idea progetto di riutilizzo legata alla coltivazione del grano e alla produzione di pane «La Balzana rappresenta l’emblema di uno Stato che non riesce a restituire i beni confiscati alla collettività» affermano i promotori del Festival «Se qui lavoravano centinaia di persone ed oggi tutto versa in stato di abbandono si dà adito a quanti pensano che la camorra almeno dava lavoro mentre le istituzioni arrivano solo per chiudere tutto. Per rovesciare questa prospettiva è necessario dare risposte concrete, proprio a partire da questi che sono beni simbolo. Non bastano più case e villette da dare alle associazioni, bisogna intervenire sui beni che possono determinare sviluppo, possibilità produttive. In altri luoghi, anche in Campania, è stato fatto, ma la Balzana è un bene di straordinaria importanza sul quale non sono più tollerabili ritardi». Anche per questo domani sarà presentata un’idea progetto legata alla produzione di grano «Lanciamo un’idea per mostrare che c’è l’interesse reale anche dei privati a intervenire per il rilancio di questi beni. Non servono idee faraoniche che poi non creano sviluppo e lavoro, ma progetti seri e sostenibili» affermano i promotori del Festival «E’ chiaro che sosteniamo l’idea di un’assegnazione con bando di evidenza pubblica aperto a tutti, ma si faccia e presto. Quel bene non può restare più nello stato di abbandono in cui è oggi». Dopo l’aperislow alla Balzana il Festival si sposta in serata a Castel Volturno al caseificio gestito dalla coop “Le terre di Don Peppe Diana”, dove con lo storico Marcello Ravveduto sarà presentato il II volume de “L’atlante delle mafie”. A seguire, in collaborazione con “Cinemovel Foundation, Libero Cinema in Libera Terra”, la performance “La mafia liquida” dell’artista Vito Baroncini, quindi la proiezione del film Everyday Rebellion dei Riahi Brothers