«Il sistema così com’è non funziona, stiamo sprecando un’occasione che non tornerà. Siamo riusciti ad arrestare i capi storici dei clan di questi territori, è il momento di fare un balzo in avanti. Non basta più la gestione a fini sociali dei beni confiscati, non basta più una gestione difensiva di questo patrimonio. Dobbiamo porre i beni confiscati, innanzitutto le aziende, al centro di un più ampio progetto di sviluppo economico e lavorativo. Oggi dobbiamo difenderci non solo dalla camorra, ma anche da un più complesso sistema territoriale e da un corpus normativo del tutto inadeguato. Per questo, credo, questo Festival deve porsi l’ambizioso obiettivo di promuovere l’introduzione della valorizzazione dei beni confiscati all’interno dell’articolo 41 della Costituzione».
Le parole che il magistrato Antonello Ardituro, membro del comitato scientifico del Festival dell’Impegno Civile, ha pronunciato dinnanzi ai rappresentanti istituzionali e ai tanti cittadini che hanno preso parte alla I giornata della manifestazione nell’azienda confiscata Beton Campania, accompagneranno il passaggio del festival a Marcianise. Qui, la I kermesse italiana realizzata sui beni sottratti ai clan, promossa dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera Caserta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, farà tappa domani a partire dalle 10,00. Prima nel bene confiscato di via Varese dove è allocato il comando della stazione locale del Corpo Forestale dello Stato, poi, dalle 18,00 a via Duomo, al presidio territoriale di Libera “Annalisa Durante”, dove con Peppe Pagano del “Nuovo Consorzio Organizzato” si discuterà del riuso sociale e produttivo dei beni confiscati per creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile e inclusivo.
La giornata si concluderà con musica e danze di tammurriate e popularie. Una giornata di festa per porre al centro il tema del bene comune «Il nostro progetto di Presidio è esattamente questo: l’organizzazione di un sistema articolato radicato nel territorio che abbia come scopo fondamentale quello di insegnare alle persone ad apprezzare la cultura con tutto quello che ne consegue: il riconoscimento del bello, il senso critico, l’ampiezza di vedute ma, soprattutto, il rispetto» affermano i responsabili del presidio di Libera Marcianise «Con il nostro progetto puntiamo a dare concretezza a una frase che oggi va per la maggiore: più cultura, più libertà, più democrazia. Per questo poniamo al centro il valore del bene comune». Quella di Marcianise sarà la seconda delle quaranta tappe del Festival che, con un viaggio di oltre mille km, fino al 3 agosto, punta a realizzare la prima vera rete di interconnessione delle esperienze realizzate in questa regione sui beni confiscati. Nel corso dell’intera manifestazione saranno promosse le campagne di sensibilizzazione della Federazione Italiana Antiracket “Consumo critico”, della CGIL “Io riattivo il lavoro” e di Libera “riparte il futuro”.