AVERSA – “Da oggi l’ex macello è la casa della cultura Vincenzo Caianiello” lo ha detto il Sindaco di Aversa, Domenico Ciaramella, ieri pomeriggio nel corso della cerimonia di intitolazione della struttura comunale a “nostro celebre concittadino che ha dato lustro alla sua Città natale”. Presenti, in prima fila, la moglie Chiara con i figli Guido, Gianluca e Pasquale e tanti amici e parenti accorsi per ricordare “un uomo illustre della storia d’Italia ma anche di Aversa”. Ciaramella, rivolgendosi ai familiari ha spiegato che “avremmo voluto intitolare il polo giudiziario al prof. Vincenzo Caianiello, ma la burocrazia non ce l’ha permesso.
Ed allora intitoliamo ad un uomo semplice un uomo delle Istituzioni e di Legge, quella che oggi è una delle più belle strutture comunali di Aversa: la casa della Cultura”. Presente al tavolo dei relatori anche l’assessore Romilda Balivo che ha promosso l’intitolazione della casa della Cultura al prof. Vincenzo Caianiello. Un ricordo fraterno ed amicale, in conclusione, poi, è stato quello del prof. Vincenzo Romano che raccontando aneddoti ed episodi ha ripercorso un’amicizia cinquantennale. Biografia: Vincenzo Caianiello (Aversa, 2 ottobre 1932 – Roma, 26 aprile 2002) è stato un giurista, magistrato e politico italiano, presidente della Corte costituzionale nel 1995 e secondo ministro della Giustizia del governo Dini. Laureato in giurisprudenza, inizialmente lavorò giovanissimo come funzionario al Ministero dell’Interno negli anni cinquanta. In seguito fu poi vincitore del concorso in magistratura ordinaria prestando le sue funzioni presso il Tribunale di Udine. Dalla magistratura ordinaria passò per concorso alla Corte dei Conti nel 1963. Fu poi primo in graduatoria al concorso del 1965 come referendario al Consiglio di Stato. Come magistrato amministrativo fece parte dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e Presidente del TAR dell’Umbria, del TAR della Toscana e della seconda sezione esterna del TAR del Lazio. Verso la fine degli anni settanta fu capo di cabinetto dei ministri Bucalossi, Gava ed La Malfa e diresse l’Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio nel primo e nel secondo governo Spadolini. Ritornato al Consiglio di Stato assunse la presidenza della VI sezione giurisdizionale. Fu poi eletto dal Parlamento giudice presso la Corte Costituzionale che lasciò al termine del mandato come Presidente della stessa. Lasciata la magistratura si dedicò all’insegnamento universitario (ordinario di Diritto Amministrativo presso la LUISS) ed all’attività accademica, iscrivendosi altresì all’albo degli avvocati ma non accettando incarichi di difesa in sede giudiziale sentendosi fondamentalmente Giudice. In questi ultimi sette anni ed in un clima politico sempre più acceso fu uno dei pochi a rimanere al di sopra delle parti manifestando sempre il suo obiettivo pensiero, anche sugli organi di stampa. A breve distanza dalla fine del suo mandato presso la Corte Costituzionale fu Ministro della Giustizia nel governo Dini, a seguito della sfiducia nei confronti di Filippo Mancuso e dell’interim dello stesso Lamberto Dini. Ancora in piena attività lavorativa e quando la sua personalità autorevole e soprattutto indipendente avrebbe ancora potuto dare molto all’Italia, morì per una breve ed improvvisa malattia.