RECALE – Ciascuno di noi produce circa 530 chilogrammi di rifiuti l’anno, lattina più lattina meno, di cui il 40% è costituito da imballaggi. L’invasione del cartone e della plastica, la cultura dell’usa e getta e la tendenza al monouso, oltre che ad avere effetti devastanti sull’ambiente, rappresentano costi ormai insostenibili per i bilanci, sia pubblici che privati.
Della raccolta differenziata si fa un gran parlare, ma per risolvere il problema a monte ed evitare di buttare soldi occorre produrre di meno e riutilizzare il più possibile. Una famiglia media potrebbe risparmiare migliaia di euro ogni anno, se riducesse all’origine la quantità di materiale di scarto, acquistando in maniera intelligente e mettendo in pratica alcuni semplici comportamenti nella vita quotidiana. Si calcola che il solo passaggio dall’acqua imbottigliata all’acqua del rubinetto, che nella stragrande maggioranza dei casi è buona da bere, produce un risparmio di 500 euro. L’associazione «Cruna», in vista della «Settimana europea per la riduzione dei rifiuti», ha elaborato una guida pratica che sarà distribuita gratuitamente durante il convegno «Abbasso i rifiuti», previsto per sabato prossimo, alle 18, all’auditorium della Scuola media «Giovanni XXIII» di Recale. La ricetta, che fa tanto bene all’ambiente ma anche al portafogli, è divisa in 10 punti. «Per cominciare – rivela Michele Lasco, portavoce degli ambientalisti -, noi suggeriamo di evitare i sacchetti per la spesa usa e getta. Oggi sono biodegradabili, ma si spreca energia per la loro produzione: meglio dotarsi di borse riutilizzabili, magari in tessuto naturale. Anche l’uso delle vaschette in plastica o in polistirolo per gli alimenti andrebbe ridotto il più possibile: meglio i contenitori in monomateriale, che sono di facile riciclo, molto meglio consumare frutta, verdura, affettati e carni freschi. L’acqua in bottiglia, poi, è un paradosso: i campani bevono acque piemontesi, i piemontesi quelle venete e cosi via: meglio quella del rubinetto, se potabile. Soprattutto nel settore high-tec – prosegue Lasco -, più sono piccoli i prodotti, più grandi sono i loro contenitori. Poiché i produttori ci osservano, meglio comprare lettori Mp3 e telefonini che hanno poco imballaggio. Un’altra abitudine che va limitata è l’utilizzo di piatti e bicchieri di plastica: per una questione normativa, pur essendo riciclabili, non si possono recuperare: meglio quelli di carta. Specie per i prodotti a lunga scadenza, vanno preferite le confezioni familiari o salva spazio. Per i detersivi, il mercato offre ricariche e concentrati o, addirittura, alla spina. Le pile sono rifiuti pericolosi e, pertanto, vanno usate con parsimonia: meglio quelle ricaricabili. Infine – conclude Lasco -, ci sono i rifiuti organici, l’umido per intenderci: per ridurne la quantità, i Comuni potrebbero incentivare il compostaggio domestico».