Tagli lineari fatti quasi come se non si conoscesse la realtà fattuale, che avranno come conseguenza di abbassare, per non dire affossare, il livello delle prestazioni offerte a pazienti e famiglie. È forse questa la critica maggiore che si leva in queste settimane contro l’atto aziendale con il quale l’Asl di Caserta ha deciso il riassetto delle Unità Operative di Salute Mentale. A finire sul banco degli imputati è la decisione di accorpare, tagliare e chiudere realtà senza aver dato vita ad un serio processo decisionale partecipato, e soprattutto senza tenere in alcuna considerazione i dati reali che emergono dal lavoro svolto quotidianamente sul territorio. Con la decisione adottata dall’Azienda Sanitaria guidata da Mario De Biasio si creano le UOSM di Caserta, Marcianise, Piedimonte, Sessa Aurunca, Mondragone, Aversa, Villa di Briano e Capua. Le critiche maggiori al piano dell’azienda di Terra di Lavoro muovono dal mancato rispetto di criteri non solamente demografici, ma anche di tutela delle esigenze dei pazienti. A finire nell’occhio del ciclone in particolare sono la nascita della UOSM di Marcianise, che assorbirà anche l’UOC di Maddaloni, e quella di Capua, che finirà con l’assorbire l’UOC di Santa Maria Capua Vetere. Finiranno con lo scomparire, dunque, proprio quelle unità dal maggiore tasso di redditività. Basti pensare che ad esempio la struttura maddalonese, ottimamente organizzata, attualmente con soli 23 operatori fa fronte, dati di Settembre alla mano, a 123 .199 attività e 9.031 cartelle. Performance ben superiori a quelle di unità che resteranno in piedi, e che di certo non potranno essere più garantite visto e considerato che come illustrano gli esperti le malattie hanno un elevato tasso di territorialità. Secondo anche i più recenti studi in materia sarà praticamente impossibile garantire le cure a quanti vedendo chiusa la struttura più vicina eviteranno, per una serie svariata di motivi, di usufruire delle prestazioni di un’altra struttura. Altra enorme criticità posta in rilievo è quella inerente la gestione di circa 15mila utenti da parte di un’unica struttura così come proprio nel caso di Marcianise. Una missione impossibile. Ma quanti si oppongono alla riforma di De Biasi & C. sottolineano anche come i risparmi, a dire il vero presunti, potevano essere raggiunti seguendo molte altre strade, bastava, dicono, concertarsi e confrontarsi con chi quotidianamente è in prima linea ad operare. Così facendo, invece, non si eliminano i pur numerosi sprechi, bensì si privano solamente i pazienti e le proprie famiglie di un servizio che oltre ad essere fondamentale si è rivelato essere efficiente e molto apprezzato.
Francesco Paolo Legnante