CASERTA – “Donne Violate: dallo stalking alla violenza” è il titolo del convegno che si terrà venerdì 23 marzo, a partire dalle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale di Caserta. L’appuntamento, organizzato dall’associazione ‘Liberi Orizzonti’, presieduta da Angela Capasso, è patrocinato dall’Amministrazione comunale ed è finalizzato a tracciare un percorso di riflessione sulle fasi del reato di stalking (denuncia, inchiesta, processo, sentenza) e sui provvedimenti di legge in materia degli atti persecutori per fornire una risposta concreta alla lotta contro la violenza sulle donne.
Nel corso dell’incontro, aperto dai saluti del sindaco Pio Del Gaudio, dell’assessore alla Cultura, Tina de Negri e di Anna Giordano, presidente del Coordinamento associazioni casertane, interverranno il pm Antonella Cantiello, il comandante dei Cc Crescenzio Nardone, la docente Anna Costanza Baldry, la scrittrice e giornalista Nadia Verdile, la consigliera di Parità presso la Provincia di Caserta, Francesca Sapone. Moderati da Angela Capasso, parteciperanno inoltre le rappresentanti di alcune associazioni impegnate sul territorio: Olimpia Rubino (Centro Antiviolenza Eva); Angela Imondi (Spazio Donna); Laura Messore (Cif Caserta) e Veronica Lombardi (Noi Voci di Donne). “I dati dell’ultima indagine dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) – così presenta il convegno Angela Capasso – stimano che una media statistica di circa la metà della popolazione femminile nel mondo abbia subito nel corso della vita una qualche forma di violenza. I dati dei Centri ci dicono che il fenomeno non è in aumento: il numero di donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza risulta costante, stando a significare che si tratta di un fenomeno endemico alla società stessa, che non dipende da variabili di tipo economico o sociale (maggior presenza di immigrati, povertà ecc.) e che non accenna a diminuire,soprattutto perché non sono mai state messe in atto strategie che affrontino la violenza di genere in modo integrale e multidisciplinare, a partire dal processo di socializzazione e di educazione. Le esperienze di alcuni Paesi Europei che hanno investito a lungo anche nel cambiamento culturale e quindi nella prevenzione, oltre che nelle misure repressive e rieducative, hanno portato a una sensibile diminuzione degli omicidi femminili e della percentuale di violenza esercitata sulle donne. Queste esperienze vanno nel verso di rafforzare l’ipotesi che laddove la questione esce dal privato si possano determinare le condizioni per una maggiore efficacia delle azioni e per una minore incidenza della mortalità. Nel nostro Paese, la risposta alla violenza è ancora legata all’emergenza ed alla frammentazione degli interventi dovuta principalmente all’assenza di un piano di azione interministeriale nazionale di prevenzione ed intervento, che assuma l’esperienza maturata in questi anni e riconosca il lavoro dei centri antiviolenza, destinando loro risorse specifiche per sostenere le donne che subiscono violenza nel loro percorso di ridefinizione di un nuovo progetto di vita”.