Un dialogo immaginario con il padre nel paradiso delle vittime innocenti di camorra, con un continuo saliscendi tra fantastiche visioni celesti e la sanguinosa e ambigua realtà in terra di clan. E’ un Don Peppe Diana mai visto, ma forse immaginato da tanti, quasi Beato tra le anime, quello cui il giornalista Raffaele Sardo dà voce nel suo nuovo libro “Don Peppe Diana, un martire in Terra di Camorra”, con prefazione di Gian Carlo Caselli, che sarà presentato sabato 14 marzo (ore 17) presso il Santuario Mariano di Villa di Briano (Caserta) nell’ambito della rassegna “21/21 per don Diana”, promossa dal Comitato don Diana e dall’associazione Libera in occasione del 21esimo anniversario, il 19 marzo prossimo, dell’omicidio del sacerdote ucciso dal killer dei Casalesi Giuseppe Quadrano nella sacrestia della parrocchia San Nicola di Bari di Casal di Principe. Interverranno il vescovo di Aversa Angelo Spinillo, il presidente onorario della Federazione Antiracket Italiana Tano Grasso, il sindaco di Casal di Principe Renato Natale e Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera. Nel libro Sardo ripercorre attraverso il dialogo carico di pathos tra don Diana e il papà Gennaro, morto nel 2011, la parabola del clan dei Casalesi e la conseguente rinascita di una coscienza civile tra i cittadini. Ci sono i drammatici giorni, erano i primi anni ’90, in cui i camorristi avevano il controllo totale del territorio e non avevano paura di mostrare la loro presenza con cortei d’auto in piena Casale e le armi ben in vista tanto da violare un tabù ammazzando un prete che pochi giorni prima aveva parlato con i magistrati; “se hanno ucciso Gesù Cristo vuol dire che potranno ammazzare anche noi che seguiamo i suoi insegnamenti”, dice Don Diana commentando il delitto a Palermo avvenuto nel 1993 di don Pino Puglisi. E poi i giorni nostri in cui il “medico” Renato Natale, sindaco anche in quei momenti poi cacciato dalla sua stessa maggioranza perché contro la camorra, è tornato a guidare il Comune. “È nu juorno buono”, dice un ragazzo di Casal di Principe nel giugno 2014 durante la festa per l’insediamento di Natale, “e da domani in poi non mi vergognerò più di essere casalese. Anzi dovunque mi presenterò, dirò: ‘Buongiorno, sono di Casal di Principe, la città di don Peppino Diana e il mio sindaco è Renato Natale'”. Nel mezzo tanto sangue, come quello sparso dal clan durante la faide degli anni ’90 o da Setola nel 2008, e tanta ambiguità, come quella di parte della stampa, che va dietro a dicerie false e diffamatorie su don Diana. Sotto accusa anche la Chiesa, con i suoi troppi tentennamenti a dire la verità sul martirio di don Diana e a far partire il processo di beatificazione, se si eccettua la voce isolata e coraggiosa del vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro. Ma dopo 21 anni, i frutti dell’indignazione e della consapevolezza piantati con il sacrificio personale da don Diana, sembrano finalmente maturi per voltare pagina.

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