Due italiani su tre, tra i 20 e i 40 anni, faranno le vacanze rimanendo connessi ai social network, per lo piu’ grazie allo smartphone. Lo rivela uno studio dell’Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, che a puntare la lente d’ingrandimento sulle vacanze degli italiani 2.0. “Due italiani su tre, tra i 20 e i 40 anni, che hanno risposto al nostro sondaggio on line, al quale hanno preso parte 300 persone, non rinunceranno ad aggiornare il proprio profilo Facebook o Twitter pur stando in vacanza”, dice Paola Vinciguerra, presidente dell’Eurodap, associazione Europea disturbi da attacchi di panico.

“Questo – spiega – vuol dire che anche nel periodo di vacanza si continuera’ ad usare ininterrottamente tutto cio'” in termini di tecnologie “che di solito fa parte del nostro quotidiano. Si avranno tra le mani telefonino e ipad, rimanendo legati alla vita di tutti i giorni. I paesaggi diversi, i ritmi diversi, le socializzazioni diverse saranno momenti ricondotti al nostro mondo abituale. Questo ridurra’ fortemente il beneficio della vacanza che ha intrinseco in se’ il significato di riposo proprio nel cambiamento dei rituali che fanno parte della nostra organizzazione quotidiana. Rimanere in contatto” con i cyberamici “come se dovessimo sempre controllare, star li altrimenti non esistiamo, far sapere a tutti cosa facciamo invece di sentire noi il piacere di cio’ che stiamo vivendo in quel momento, produce sicuramente stress”. “Prima si diceva vado in vacanza e stacco la spina, ed era davvero cosi’ – spiega la Vinciguerra – oggi tutto e’ cambiato; anche l’approccio a quello che dovrebbe essere soprattutto un periodo di riposo mentale, sta rischiando di divenire un qualcosa che si fa ma non si vive tanto per se’ quanto per comunicarlo agli altri”. Perche’ non si stacca la spina dai social network? “Che i social network possano dare dipendenza e’ cosa gia’ appurata. Cio’ che invece abbiamo capito dal sondaggio e’ che a spingere una persona a non abbandonare in vacanza la connessione al suo mondo virtuale e’ – dice Vinciguerra – la paura di non poter far piu’ parte del gruppo che evidentemente ci dona una sensazione d’identita’ e appartenenza. Staccare tutto, sparire dalla condivisione, crea il senso del distacco e del vuoto e la paura del rifiuto nel momento in cui ci riconnettiamo”. “Sicuramente l’altro aspetto riguarda il far vedere, e la necessita’ di consenso, di approvazione che i social producono intorno ad una persona – afferma Vinciguerra – Si posta una foto del luogo dove si va in vacanza, la discoteca piena di gente e si ha il mi piace degli amici. Si ottiene cosi’ una sorta di approvazione rassicurante: ‘io ci sono, quello che faccio e scelgo va bene perche’ piace anche agli altri’. E’ come se da soli – conclude – non sapessimo valutare ed apprezzare cio’ che facciamo e avessimo continuamente bisogno di conferme”.

 

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