Meno cani abbandonati e randagi per le strade. Piu’ facilita’ nel rintracciare i proprietari in casi di furto o smarrimento. Serve a questo applicare il ‘microchip’ al proprio cane, anche se sono ancora tanti quelli che non assolvono a questo obbligo di legge.

Secondo i dati piu’ recenti del ministero della Salute, infatti, circa il 50% dei proprietari potrebbe non aver registrato il proprio animale all’Anagrafe degli Animali d’Affezione, che raccoglie appunto tutti quei cani, gatti e furetti ‘microchippati’. Proprio perche’ resta ancora alta la percentuale di chi resta nell’ombra e per rendere piu’ uniformi le normative regionali in materia, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano si sono impegnate ad adottare, entro 12 mesi, disposizioni ad hoc sulla “responsabilita’ e i doveri del proprietario e del detentore di animali di affezione”. L’ordinanza del ministero della Salute con le ‘Misure per l’identificazione e la registrazione della popolazione canina’ scadra’ il 24 febbraio. Se, contrariamente a quanto avvenuto fino ad ora, le norme non venissero prorogate potrebbe crearsi un vuoto legislativo visto che le Regioni, in base all’intesa siglata giovedi’ scorso, hanno un anno di tempo per recepire le misure fondamentali previste gia’ nell’ordinanza. Non sarebbe tanto a rischio l’obbligo di ‘microchip’ per i cani, da tempo recepito nelle varie regioni, quanto, ad esempio, l’obbligo per il veterinario che mette al cane il microchip di registrare contestualmente l’animale nell’anagrafe. Una misura chiave per un monitoraggio efficace e per una sempre piu’ completa banca dati utile a risalire ai proprietari e a scoraggiare, ad esempio, gli abbandoni. In base all’accordo sancito tra il governo e le autonomie locali, nell’ultima riunione della Conferenza Unificata, le autonomie locali avranno un anno di tempo per prendere misure tese a “istituire e implementare l’anagrafe degli animali d’affezione” con un maggiore coordinamento tra banca dati regionale e nazionale. Le Regioni dovranno ribadire l’obbligo di identificare e registrare il proprio cane con ‘microchip’ entro il secondo mese di vita, mentre per i gatti si tratta solo di una opportunita’ “su base volontaria”. Se sono quasi sei milioni i cani di proprieta’ iscritti all’anagrafe nazionale degli animali d’affezione, i randagi oscillano tra i 500mila e i 700mila. Proprio per combattere questo fenomeno, le norme delle Regioni saranno volte a garantire che i “Comuni provvedano a far identificare e registrare” attraverso il servizio veterinario pubblico “i cani rinvenuti sul territorio, quelli ospitati nei rifugi e nelle strutture di ricovero convenzionate”. La stessa polizia locale, proprio per prevenire il fenomeno del randagismo, dovra’ essere dotata di “almeno un dispositivo di lettura di microchip”.

 

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