Il 2013 è stato nel nostro Paese l’anno in cui si è raggiunto il minimo storico di nati, 514.308, dopo il massimo relativo di 576.659 raggiunto nel 2008. E’ quanto emerge dal rapporto sulla situazione sociale del Paese 2014 del Censis. Le preoccupazioni di carattere economico sono indicate dagli italiani come il motivo principale per cui vi è una scarsa propensione ad avere figli (85,3%), con una percentuale che raggiunge il 91,5% al Sud, area del Paese in cui si registra una natalità più bassa rispetto al Centro e Nord. L’83,3% degli italiani – si evidenzia nel rapporto Censis – è convinto che la crisi economica abbia un impatto sulla propensione alla procreazione, rendendo la scelta di avere un figlio più difficile da prendere anche per chi lo vorrebbe: questa quota raggiunge il 90,6% proprio tra i giovani fino a 34 anni, che sono coloro che più subiscono l’impatto della crisi e nello stesso tempo dovrebbero essere i protagonisti delle scelte di procreazione. Un altro elemento di cui tenere conto – si legge nel rapporto – è legato alla riduzione del numero di donne in età fertile su il territorio nazionale, sia italiane che straniere: ad oggi, infatti, le donne fertili dai 15 ai 30 anni sono circa 4,9 milioni, poco più della metà delle circa 8.660.000 che hanno dai 31 ai 49 anni. Inoltre, questo numero progressivamente sempre minore di donne fertili tende a fare figli sempre più tardi (l’età media al parto di 31,4 anni è tra le più alte in Europa), riducendo così nei fatti la possibilità di avere figli, soprattutto oltre il primo e il secondo. Tra i nuovi nati una maggiore incidenza di quelli da mamme straniere si registra in Emilia Romagna, seguita dalla Lombardia