In Italia si registra un aumento dei fenomeni di incitamento all’odio razziale legati ai discorsi politici e ai media, specialmente nei confronti di rom e sinti, nonch‚ un incremento del razzismo diffuso attraverso i nuovi canali, quali Internet e social network.
Sono i risultati emersi dallo studio elaborato da un network di associazioni italiane, presentato nell’ambito di una conferenza organizzata dal Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite (Cerd) in materia di incitamento all’odio razziale che si è tenuta ieri, a Ginevra. Ne da’ notizia l’Associazione 21 luglio che si occupa di diritti umani e dei bambini. La ricerca cita, tra gli esempi, il manifesto del movimento politico di destra “Forza Nuova”, alcuni poster per le elezioni municipali del 2011 del Pdl e della Lega Nord e articoli apparsi su quotidiani come “Libero” e “CronacaQui” (pubblicato a Milano e Torino). Ma anche il web non e’ esente: “in Italia c’e’ un crescente numero di gruppi su Facebook che promuovono e incitano all’odio, al razzismo, alla violenza contro gli immigrati irregolari” si afferma nello studio, che cita ad esempio il gruppo “Cacciamo gli immigrati illegali” o “3 ragioni per cui E.T. e’ meglio di un immigrato” o ancora “Se loro (gli immigrati) protestano con i bastoni, noi replicheremo con i cannoni”. La ricerca parla del lavoro di contrasto al razzismo svolto dall’Unar (Ufficio anti discriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio), ma sottolinea come non ci sia alcun precedente legale riguardante qualcuno accusato di aver pubblicato su un social network contenuti razzisti e xenofobi. I rappresentanti della società civile presenti al dibattito – rende noto l’associazione 21 luglio – hanno richiesto ai membri del Comitato dell’Onu di formulare una “raccomandazione generale” per rafforzare gli strumenti internazionali esistenti in tema di lotta contro le discriminazioni razziali. Lo studio si inserisce all’interno del progetto “Enhancing Italy’s civil society participation to international bodies’ decision making”, realizzato dall’Unione forense per la tutela dei diritti umani, ed e’ stato realizzato da otto associazioni attive nel contrasto alle discriminazioni.