NAPOLI – L’epatite C è un’epidemia silenziosa che spesso passa inosservata per anni ma che se non curata causa serie conseguenze per la salute del fegato, provocando cirrosi ed epatocarcinoma. La Campania è ai primi posti in Italia e in Europa per numero di casi di epatite C e per mortalità legata alle malattie epatiche. Preoccupano le molte infezioni ancora sommerse e l’elevato numero di persone colpite dal virus HCV. Questa la realtà tracciata dagli esperti nel corso dell’incontro stampa a fini informativi “Epatite: Ci confrontiamo”, svoltosi oggi a Napoli e promosso da CNR Radio con la partecipazione di EpaC Onlus.

“I numeri riguardanti le malattie del fegato in Campania mostrano una realtà allarmante. – dichiara il prof. Antonio Ascione, Consulente Epatologo del Centro per le malattie del Fegato dell’Ospedale Buonconsiglio Fatebenefratelli di Napoli – Secondo i recenti dati ISTAT, la mortalità in Italia per malattie epatiche, considerando solo cirrosi ed epatocarcinoma, é stata di oltre 18.000 casi nel 2008, dei quali il 15% è concentrato in Campania. La nostra regione rimane quindi al primo posto in Italia per quel che riguarda la cirrosi ed ora è prima anche per mortalità del tumore del fegato con tassi di incremento, rispetto all’Italia, del 45% per la cirrosi e del 15% per il tumore. Un altro dato che meriterebbe studi approfonditi è l’elevato tasso di mortalità per cirrosi nelle donne campane, molto al di sopra della media italiana e delle regioni limitrofe, generalmente affini per abitudini e costumi. In Campania muoiono 7 persone al giorno per cirrosi epatica o tumore del fegato, soprattutto nelle classi di età tra i 35 e i 55 anni”. “Purtroppo esistono ancora molti falsi miti riguardo la trasmissione del virus, che avviene esclusivamente attraverso il contatto con sangue infetto. – spiega il prof. Giovanni Battista Gaeta, Ordinario di Clinica Malattie Infettive Seconda Università di Napoli – Poiché non esiste un vaccino contro il virus HCV, la prevenzione si basa su una chiara informazione sulle vie di trasmissione del virus, in modo da evitare comportamenti o pratiche a rischio. Purtroppo molte persone non sanno di avere l’epatite C perché la malattia non provoca sintomi evidenti per molti anni e può essere scoperta solo praticando esami specifici”. Ma non tutti i pazienti dopo la diagnosi cominciano una terapia. “Dopo la diagnosi il medico specialista valuta le diverse opzioni di trattamento in base alle caratteristiche del paziente e allo stadio dell’infezione. Se si interviene con tempestività, quado la malattia epatica non è in fase avanzata o complicata, esistono buone possibilità di guarire in maniera completa e definitiva eliminando per sempre il virus C – aggiunge il prof. Nicola Caporaso, Ordinario di Gastroenterologia all’Università Federico II di Napoli -. Riguardo le terapie disponibili, lo standard terapeutico è basato sulla combinazione di interferone peghilato e rivabirina, che oggi permette di raggiungere una completa guarigione in circa il 50% – 80% dei pazienti a seconda dei genotipi virali, con importanti risvolti sociali e individuali, perché il paziente si “libera” del virus e quindi anche del peso psicologico ed emotivo della malattia, con un significativo miglioramento della sua qualità di vita”. Concorda il prof. Marcello Persico, Associato di Medicina Interna ed Epatologia Università di Salerno: “Attualmente in Campania solo circa il 10% dei pazienti con infezione cronica da virus HCV sono riconosciuti e trattati. Trattare subito il paziente permette di bloccare l’infezione prima che questa provochi serie conseguenze come cirrosi ed epatocarcinoma. Non dobbiamo dimenticare inoltre il forte peso psicologico e il carico di paure e ansia che l’infezione comporta nel paziente. Spesso i pazienti ricercano l’isolamento e la malattia rivoluziona la loro vita e quella delle loro famiglie. In quest’ottica l’assistenza e il continuo supporto sono fondamentali, se si considera anche che la motivazione e la determinazione del paziente sono determinanti per l’aderenza alle terapie e per il successo del trattamento”. “Il lavoro sul campo che EpaC Onlus porta avanti ogni giorno – spiega il dott. Massimiliano Conforti, Vice Presidente Associazione Epac Onlus – risponde proprio al bisogno dei pazienti e dei loro familiari di ricevere assistenza, supporto e informazione, per affrontare le numerose difficoltà legate alla malattia, non solo di tipo individuale, ma anche in ambito sociale, sentimentale, familiare e lavorativo. Il portatore di epatite C deve confrontarsi quotidianamente con handicap di tipo fisico e psicologico e per alcuni pazienti l’impatto negativo sulla vita sociale è devastante. L’epatite C ha un peso e un costo sociale notevoli,che non possono passare inosservati nella valutazione dell’approccio terapeutico. Trattare i pazienti tempestivamente, per interrompere l’evolversi dell’infezione prima che sia troppo tardi, è una necessità e un diritto, soprattutto in una realtà come quella campana in cui il numero di casi è allarmante e l’epatite C è un’emergenza sanitaria di massima priorità. In quest’ottica emerge chiaramente l’importanza di un impegno condiviso e di una piena collaborazione da parte di tutti”. Un impegno collettivo e multidisciplinare condiviso anche dal dott. Gaetano Piccinocchi, Segretario Nazionale Organizzativo della Società Italiana di Medicina Generale, che conclude:”Il medico di medicina generale ha un ruolo importante per informare il paziente e per favorire una diagnosi tempestiva dell’epatite C, cogliendone i primi segnali e indirizzando eventualmente il paziente dallo specialista. Ma il suo compito continua anche dopo la diagnosi, nell’assistenza quotidiana al paziente e nella gestione del percorso di trattamento in stretta collaborazione con lo specialista e il centro di riferimento”.

 

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