Da Napoli una scoperta che apre nuovi possibili scenari di terapia per gravi malattie genetiche in bambini colpiti da immunodeficienze. A portare alla luce le nuove possibilità, lo studio di un gruppo di ricercatori coordinati da Claudio Pignata, direttore dell’Unità operativa complessa di Immunologia pediatrica dell’Università Federico II realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze mediche traslazionali dell’Università, con il Centro di ricerca Ceinge e il Centro di riferimento oncologico della Basilicata-Crob. La ricerca – come spiegato – dimostra ”per la prima volta” nell’uomo la possibilità che la componente del sistema immune costituita dai linfociti T, cellule essenziali nella difesa dell’organismo dalle infezioni, si produca anche in sedi diverse dal timo che, fino ad ora, è stato riconosciuto come l’unico organo in grado di garantire adeguate difese immunitarie.
”Con questo studio – ha spiegato Pignata – abbiamo dimostrato che il sistema immune può maturare anche in assenza di timo e che il processo di maturazione delle cellule immuni può avvenire anche nell’intestino e nel fegato”. La dimostrazione che nell’uomo i linfociti T possano maturare anche in sedi diverse dal imo è stata ottenuta grazi e allo studio di una rara forma di immunodeficienza umana su base genetica, la sindrome Nude/Scid. Differentemente dalle altre immunodeficienze gravi, in cui il difetto riguarda le cellule del sangue, la sindrome Nude/Scid è causata dall’assenza congenita del timo. Il gruppo di scienziati – come riportato – ha dimostrato che l’intestino e il fegato sono in grado di promuovere lo sviluppo dei linfociti anche in assenza del timo. Questa scoperta, pertanto – come evidenziato dai ricercatori – apre nuovi possibili scenari di terapia per le gravi malattie genetiche causate da alterazioni del timo. ”Attualmente – ha spiegato Pignata – si ritiene che le immunodeficienze associate ad assenza di timo non si giovino delle terapie con cellule staminali, generalmente efficaci nei bambini colpiti da altre gravi immunodeficienze congenite”. Il risultato della ricerca – ha aggiunto Pignata – ”dimostra come la ricerca sulle malattie rare, possibile grazie alla presenza di competenze multiple e di nuove tecnologie, possa contribuire enormemente al miglioramento della diagnosi e della qualità delle cure del bambino affetto da immunodeficienze su base genetica”. Un risultato targato made in Naples in una fase in cui i fondi per la ricerca in Italia continuano a essere tagliati. ”In questo momento storico – ha detto Pignata – è importante creare sinergie tra più istituzioni e centri di eccellenza”. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Plos One, un riconoscimento che – ha concluso Pignata – ”conferma l’eccellenza napoletana a livello internazionale nell’ambito della ricerca e della cura di malati con immunodeficienza su base genetica”