“Le barriere a protezione del viadotto “Acqualonga” dell’A16 Napoli-Canosa andavano sostituite nell’ambito degli interventi di riqualificazione predisposti dalla società Autostrade spa svoltisi nel periodo 2008-2012″. Al processo in corso al Tribunale di Avellino per la strage del bus che il 28 luglio 2013 causò la morte di 40 persone, ha deposto Carlo Cresta, ex funzionario dell’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, poi diventata Anac, che autonomamente nelle settimane successive all’incidente dispose accertamenti sulle condizioni di sicurezza del viadotto autostradale. Secondo Cresta, “le barriere di new jersey andavano sostituite su tratti ritenuti significativi, in quanto interessati da interventi di riqualificazione e non di manutenzione”. Il funzionario dell’allora Autorità di vigilanza, ha fatto riferimento ai lavori per 3 milioni e 700 mila euro, aggiudicati nel febbraio 2012 ad una impresa controllata da “Autostrade spa”, con un ribasso del 29% sulla base d’asta. Di fronte ai rilievi del perito, la società Autostrade aveva però replicato sostenendo che i new jersey installati sul viadotto Acqualonga (risalenti al periodo 1988-1989) garantivano, alla data dell’incidente, tutti gli standard di sicurezza. La certezza è stata messa però in discussione anche dai periti incaricati dalla Procura di Avellino, secondo i quali la tenuta dei “tirafondi”, che tengono ancorata al suolo la struttura, sarebbe del tutto venuta meno a causa della erosione determinata negli anni da agenti atmosferici e dal sale che, durante i mesi invernali, viene sparso per garantire la sicurezza delle carreggiate. La deposizione di Cresta, è stata contestata dai legali della società Autostrade, secondo i quali, prima l’Autorità di Vigilanza, e oggi anche l’Anac, presieduta da Raffaele Cantone, “hanno competenza sui contratti pubblici ma non su questioni e aspetti tecnici e normativi”. Il presidente Luigi Buono ha fissato la data delle prossime udienze, programmate per il 3, 17 e 22 febbraio.