I carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno arrestato per associazione di stampo camorristico, su ordine del Gip del Tribunale di Napoli, tre esponenti del clan Bifone operante in alcuni comuni del Casertano, come Portico e Macerata Campania. Nell’inchiesta coordinata dalla Dda partenopea, risulta indagato per associazione camorristica anche l’ex vice-sindaco di Portico Pietro Vaiano, per il quale era stato richiesto l’arresto. Richiesta respinta dal Gip. I provvedimenti hanno riguardato il 59enne Nicola Bifone, già detenuto, fratello dei capi nonché fondatori del clan Antonio e Alfredo Bifone, entrambi in carcere dal 2009; erano liberi invece stamani, e sono stati rintracciati nelle loro abitazioni, gli altri due indagati raggiunti dall’ordine di carcerazione, ovvero Antonio D’Amico di 54 anni e Giuseppe Stabile di 52. Per gli inquirenti della Dda – procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e sostituto Luigi Landolfi – i tre arrestati avrebbero controllato a Portico sia il tessuto economico e imprenditoriale attraverso i prestiti usurai e le classiche estorsioni che la stessa amministrazione locale, da cui ottenevano grazie alla complicità del vicesindaco Vaiano permessi a costruire, o segnalazioni di cantieri prossimi all’apertura cui recarsi per chiedere la tangente. Il politico già finì coinvolto nel 2013 in una precedente inchiesta sul clan. A ricostruire l’organigramma della cosca dopo l’arresto otto anni fa dei boss Antonio e Alfredo Bifone sono stati i collaboratori di giustizia dello stesso gruppo criminale, da sempre costola del più potente clan Belforte di Marcianise, tra cui la moglie del boss Antonio Bifone, Giuseppina Di Caprio, arrestata qualche anno fa. I pentiti hanno raccontato come il clan abbia continuato a tenere sotto scacco, attraverso un controllo capillare, i territori di propria “competenza”, corrispondenti ai comuni di Portico e Macerata Campania; a Portico la cosca aveva messo gli occhi sull’area Pip, ma si occupava anche di prestiti usurai e di traffico di droga. (